Nord e Sud - anno V - n. 48 - novembre 1958

Le maggiorazioni anormali che i prodotti alimentari e sopratutto gli ortofrutticoli subiscono fino alla fase finale di vendita al consumo hanno anche altre conseguenze agli effetti dell'equilibrio nazionale economico. Secondo la Banca d'Italia esse hanno concorso in misura preminente all'aumento del costo della vita che è salito fra gli anni 1948-1957 di oltre il 30 %, contro una certa stabilità, se non regresso, dei prezzi all'ingrosso. Ciò si riflette nella richiesta e nell'ottenimento di maggiorazioni salariali, e quindi nello aumento del costo del lavoro e dei prezzi finali dei prodotti industriali con difficoltà per i processi di investimenti interni e per l'esportazione. Superfluo sottolineare il particolare stato di disagio dell'agricoltura che viene a pagare a più caro prezzo i manufatti di cui necessita, ~ome ·conseguenza indiretta di un aumento del costo dei propri prodotti, aumento su cui spesso non ha influito e da cui ancora più spesso non ha tratto alcun vantaggio. Le categorie commerciali hanno tentato più volte di giustificare il divario eccezionale fra i prezzi alla produzione e quelli al consumo con argomenti che vanno dagli aumenti della pressione fiscale, dei fitti, dei costi dei servizi pubblici, dei salari ai dipendenti, fino alle esigenze personali dei titolari delle imprese. Tutti questi fattori hanno gravato più o meno, però, anche sui settori produttivi, negli anni che vanno dal 1948 al 19571 La tassazione sul reddito fondiario, anzi, è basata su presunti aumenti di introiti nei confronti prebellici, spesso infondati! Eppure ciò non è stato determinante per l'aumento dei prezzi di fattoria in misura corrispondente a quello verific~tosi nei prezzi al minuto. Poichè non sono i soli a sopportare maggiori gravami per tasse, tariffe, fitti, salari ecc., i commercianti dovrebbero dimostrare come mai la differenza fra i prezzi all'ingrosso e quelli al minuto ch·e era del 40 % nel 1938 e del 50 % nel 1950, sia salita al 57 % nel 1955 e sia probabilmente ancora più ampia in questo ultimo scorcio del 1958. Quanto ad un'altra argomentazione dei commercianti: l'eccessivo numero dei negozi di vendita, come una delle cause determinanti degli aumenti dei costi di distribuzione, sarà cura di questo breve scritto il mettere in luce come le idiosincrasie del sistema vadano semmai ascritte ad un difetto di concorrenza ed a condizioni imperfette di mercato. Non è pensabile infatti che una situazione come quella sopra accennata possa essere addebitata soltanto allo stato di estrema frammentarietà del mercato di produzione, il che, in aggiunta alla deperibilità della merce ed alla diffusa necessità di pronto incasso, permette ai grossisti di battere le campagne e di imporre praticamente il prezzo. Esiste anche tutta una regolamentazione artificiosa, oltre che pienamente illegale, che ostacola il libero flusso delle derrate alimentari. Ed è ben strana l'acquiescenza delle autorità statali e municipali agli interessi di una ristretta casta chiusa, attraverso cui filtra tutto l'enorme flusso annonario, con il danno evidente che si è visto per tutta l'economia nazionale e per gli agricoltori in particolare. · [31] Biblioteca Gino Bianco

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