Nord e Sud - anno V - n. 48 - novembre 1958

centuali si può però dedurre anche un'altra conferma: gli aumenti di prezzo determinati da una domanda sost·enuta si trasmettono in misura notevolmente attenuata alla produzione. In altra occasione (cfr. Nord e Su'd del febbraio 1958) si è rilevato come anche all'epoca delle gelate del 1956, a seguito della contrazione delle offerte di fronte ad una domanda di consumo immutata, l'aumento dei prezzi al minuto non si è ripercosso in linea proporzionale su quelli all'origine. La cosiddetta vischiosità dei prezzi al dettaglio, sia che si verifichi eccesso di produzione, sia che avversità atmosferiche determinino carestia, agisce quindi a vantaggio di una sola categoria. Ove si tenga presente che lo scostamento notevolissimo fra prezzo di campagna e prezzo al minuto tende, con il decorrere d·egli anni, sempre più ad ampliarsi, si può dedurre una prima importa11te conclusione: il mercato dei prodotti alimentari ed in particolare degli ortofrutticoli è soggetto ad una situazione anomala che agisce nel senso di mantenere stazionari, se non di ridurre, i redditi agricoli, favorendo per contro alc11ni limitati gruppi di addetti alla distribuzione. Sempre secondo la Banca d'Italia, nel 1957 la produzione agricola è stata superiore del 2,8 % a quella dell'anno precedente; gli i11~roiti degli agricoltori, al netto delle spese cultu- . rali, sono tuttavia aumentati soltanto delr 1,4 % contro aumenti del 7,7 % dell'industria, e del 9 % delle cosidette attività terziarie, ossia commercio, trasporti, servizi. Queste cifre non richiedono ulteriore commento. Il problema del basso reddito agricolo è fondamentale per l'evoluzione di tutta l'-~conomia italiana e non soltanto per la sola campagna. Frattanto è assurdo pensare di impostare una concreta riforma che ponga la 11ostra agricoltura su di un piano competitivo in sede di Mercato Comune, senza prima provvedere a stimolare un maggior flusso di reddito verso la campagna. Nel Convegno di Stresa della scorsa estate è stata ribadita la necessità di ridurre la superficie coltivata a grano per sviluppare invece il settore zootecnico e quello ortofrutticolo. La riduzione del Pt~zo ufficiale del grano per la campagna 58/59 è una prima conferma di taÌe orientamento; ma gli agricoltori potrebbero veramente impegnarsi in massicci investimenti di riconversione, e anche indebitarsi, se si aprisse risolutamente una prospettiva conveniente di aum~to dei redditi. L'alta ela;sticità degli ortofrutticoli rispetto al reddito dovrebbe pur corrispondere ad una favorevole aspettativa, specialmente in caso di pieno funzionamento della Comunità Eco11omica Europea; ma ciò presupporrebbe un mercato normale su cui i prezzi si formassero secondo le classiche regole della domanda e della offerta, cosa che almeno in Italia non si verifica. Si ha invee~ un certo fondato sospetto che il perdurare delle denunciate anomalie in fase distributiva potrà ancora ostacolare la normale esitazione di tutta la produzione disponibile, mentre dall'altra parte l'elevatezza dei prezzi dei minutanti potrà agire in senso negativo sulla regolare espansione della domanda dei consumatori. [30] · Biblioteca Gino Bianco

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