Nord e Sud - anno V - n. 48 - novembre 1958

micamente si considerò - il Salvemini, perchè non credeva nei dogmi ma nei metodi, perchè denunciava, già alla vigilia della prima guerra mondiale, i pericoli dell'ideologismo, l'impotenza di un partito, come quello socialista, inviluppato nelle formule e che dalle· formule non sapeva risalire alla concreta azione politica, la quale presuppone una conoscenza dei problemi, una piattaforma di_idee, dei principi direttivi che valgano prima di tutto per gli individui, per il loro essere morale, e che nessuna elucubrazione sulle tattiche o sugli schieramenti può sostituire. Eretico rischia ancora oggi di essere considerato chi, in campo socialista, cerca di fugare le nebbie di un linguaggio iniziatico ed ermetico (il quale insieme col culto del partito è la più pesante eredità del decennio frontista, è tutto il bagaglio culturale e politico dei chierichetti del morandismo), e di individuare i problemi concreti dello sviluppo democratico del paese, di stabilire, in un ritrovato spirito liberale, in una più chiara coscienza degli interessi delle classi lavoratrici, nuove alleanze e nuove solidarietà. Comunque la parteci,pazione di alcuni esponenti socialisti nap·oletani alla commemorazione ·di Salvemini e la parte da essi avuta nel promuovere la manifestazione stessa, segnan? il loro ritorno ad una tradizione critica, il ricongiungimento con quegli uomini e quei gruppi della sinistra dem·ocratica che hanno continuato, spesso da soli, sempre contro l'indifferenza o, peggio, l'ostilità del socialismo ufficiale, la battaglia meridionalista ed europeista che fu già di Salvemini e che di Salvemini resta l'insegnamento più vivo, l'eredità più feconda. Certo non ci illudiamo che queste adesioni, tanto più significative in quanto spontanee, potranno influire a scadenza più o meno breve sulla conversione del socialismo ufficiale ad un meridionalismo democratico; è dubbio che ciò possa avvenire anche dopo il definitivo distacco (se ci sarà) del PSI, di tutto il PSI, dal frontismo (o, se più piace, da quella equivoca piattaforma che si suole indicare come politica di unità di classe). Alla manifestazione di . Napoli è stato ricordato come l'i_ndifferenza per i problemi di politica estera e per la « questione meridionale » fosse in passato la colpa massima dei socialisti. Tale indifferenza, sotto diverse spoglie, è anche il segno della crisi ideologica e politica del socialismo odierno, il quale non ha guadagnato in chiarezza, in modernità, in aderenza alle esigenze del paese, dopo la sostituzione della formula del cc neutralismo » a quella turatiana della cc neutralità », e con la raffazzonatura dell'ultima ora di alcune proposizioni « meridionalistiche » inserite poi nei programmi elettorali. E' contro questa indifferenza, contro la tradizionale sordità dei gruppi dirigenti socialisti ai problemi dell'integrazione democratica delle due Italie e dell'inserimento del paese in un'area di civiltà politica moderna, che si in1pegnò maggiormente la polemica salveminiana. Ma non si può, prescindendo da ogni illazione su eventuali, futuri, sviluppi, non accogliere con favore quest'altro sintomo di matu- . [28] Biblioteca Gino Bianco

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