pacifica al socialismo consiste nello stabilire un regime democratico in Italia e nell'avviare un programma di sviluppo economico. Ma perché egli è così amaro nella polemica contro la socialdemocrazia e perché si dichiara in disaccordo con la relazione di Nenni? Tutte queste contraddizioni non autorizzano, forse, a pensare che molti socialisti del PSI hanno non so che timore di confessarsi socialdemocratici? In Italia il socialismo ha due problemi ben distinti: quello di colla- - borare al governo con la democrazia cristiana e possibilmente con altre forze della sinistra democratica o di lasciare che si faccia un governo di destra; e quello di chiarire veramente i suoi presupposti ideologici e politici. La prima è una questione di tattica, e di essa si può discutere a lungo, e si è in effetti discusso e non solo tra socialisti e la nostra rivista ha espresso già con sufficiente chiarezza la sua opinione; l'altra è, invece, una questione di fondo, che riguarda i fini e non i mezzi, e per la quale, francamente, sembra che non possano esistere tanti dubbi: o si è socialisti democratici o si è comunisti. Tra queste due posizioni tertium non datur. E così 'si pone finalmente il problema del comunismo: Basso (e con lui moltissimi socialisti) sembra pensare ancora all'Unione Sovietica come alla patria del socialismo e il suo cuore vibra pei paesi socialisti, nei quali non v'è alc11na garanzia di libertà, piuttosto che per le democrazie occidentali nelle quali v'è libertà e vi sono tutte quelle garanzie della libertà cl1'egli ha elencate nel Principe senza scettro. Lasciamo da parte se ciò sia coerente e guardiamo piuttosto alla questione generale: la stragrande maggioranza dei socialisti europei è persuasa che quello sovietico è un sanguinoso regime totalitario, i polacchi lasciano intendere a chi ha finezza di intelligenza che sono persuasi della stessa cosa, gli ungheresi si rivoltano all'oppressione, dalle prigioni iugoslave vengono fuori i libri di Gilas che tutti hanno potuto leggere, i russi possono stroncare la rivolta di Budapest nel più corretto stile zarista, imporre il loro punto di vista ai satelliti, minacciare· Go1nulka e scomunicare Tito per la seconda volta, la lotta per il poter.e a Mosca può diventare sempre più serrata, Mao può consigliare (e si sa di che persuasivi argomenti sono accompagnati i suoi consigli) di coltivare d'ora innanzi un fiore solo, e tuttavia Basso e i suoi compagni stanno ancora a sfogliare la margherita per decidere se l'opera di cosiddetta destalinizzazione continui oppur no e se tocchi le strutture o le sovrastrutture, o peggio ancora si preoccupano che il PSI divenga troppo ... anticomunista. Non ripeterò qui le cose che tutti sanno e che i nostri lettori hanno letto tante volte su queste pagine; ma non si può non ribadire che quello dell'atteggiamento innanzi al comunismo è uno spartiacque decisivo, che sui rapporti da tenere col PCI non vi possono essere· compromessi di nessun genere. Le degenerazioni burocratiche, le destalinizzazioni, i ritorni a Lenin, le dir_ezioni collettive, sono favole buone per chi abbia voglia di lasciarsi menare per il naso: i , [121] Bjblioteca Gino Bianco
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