precise sul loro passato. L'inchino reverente, il discorso, non sono sufficienti, quando ad essi si accom,pagna una storia di complesso di inferiorità innanzi alla polemica di Lenin contro il riformismo. I social,isti dovrebbero avere il coraggio di dire che l'anima massimalista che aduggiò il vecchio partito va esorcizzata senza rimpianti, dovrebbero insistere sugli errori sciagurati commessi dal massimalismo, e dovrebbero riconoscere, una volta per tutte, che la sola tradizione seria del socialismo italiano è• quella riformista. Salvemini disse una volta che egli aveva combattuto Turati non perché questi fosse riformista, ma perché nor1 lo era abbastanza: nello stile volentieri paradossale dell'uomo era implicito un acuto giudizio storico. Chi pensi al concreto lavoro che i socialriformisti avevano compiuto tra l'ultim-o decennio del secolo e lo scoppio della prima guerra mondiale, all'espansione del movimento cooperativo e dell'organizzazione sindacale, ai successi politici conseguiti, e per converso alla sterilità dell'agitazione massimalistica, alla mentalità capitolarda innanzi ai comunisti che distinse per qualche tempo i leaders della frazione maggioritaria, si rende facilmente conto di ciò. Se in Italia il socialismo ha un grande passato, esso è nell'azione riformista e non altrove: il dirlo oggi sarebbe non solo rendere giustizia ai protagonisti di quell'esperienza, ma anche un modo di avviare· u11a seria riflessione sul presente. Quanto poi alla polemica contro la socialdemocrazia, non si può non rìpetere quel che già si scrisse appunto in agosto, che, cioè, la più parte dei ' socialisti del PSI non ha ancora inteso la differenza che corre tra il vecchio gradualismo riformistico e una moderna politica socialdemocratica, una differenza data dall'oggetto stesso delle impostazioni e delle richieste eventuali, oltre che dal progresso delle cose, dall'abbandono della mitologia liberistica da parte dei governi cosiddetti borghesi, dalle esperienze di dirigismo democratico, dal mutamento delle tecniche economiche, sì che alla protezione di interessi di classe o di categoria (si ricordi la vecchia polemica meridionalistica di Salvemini) si sostitusce una politica che riguarda l'intero paese, capace di alterare i meccanismi di distribuzione della ricchezza e di assicurare l'espansione eco11omica e insieme il benessere delle classi lavoratrici. I socialisti del PSI possono polemizzare contro i socialdemocratici italiani ed accusarli di non aver fatto e di non perseguire una politica siffatta; ma non possono polemizzare contro le posizioni socialdemocratiche in generale senza correre il rischio non solo di echeggiare le interessate violenze verbali dei comunisti contro i 'socialtraditori ', ma anche e forse soprattutto di confi .. narsi in un atteggiamento assolutamente sterile. Del resto, lo stesso Basso sembra pensare cose simili quando dice, come ha detto al Comitato Centrale del 18-19 giugno (e volentieri gli diamo atto che la sua posizione non era, come allora ci parve, ambigua: ma egli ci darà atto che il resoconto dell'Avanti! era alquanto sibillino e si chiederà con noi perché sul giornale del suo partito si censurano certe affermazioni), che la prima tappa di una via [120] . Biblioteca Gino Bianco
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