Nord e Sud - anno V - n. 48 - novembre 1958

P.S. - In un, Post scriptum della nota a cui rispon,do, sono accusato di parlare di cose che non conosco, a proposito delle mie osservazioni sul superamento della divisione dei poteri. Oserei affermare che in realtà quel Post scriptum mostra soltanto la sufficienza e la presunzione con cui l'autore della nota parla di cose che lui non conosce. Non occorre infatti essere professore di Diritto costituzionale per sapere che la famosa « divisione dei poteri », che aveva un significato chiaramente progressivo all'epoca delle monarchie costituzionali, ne ha uno ben, diverso, confuso e conoervatore, all'epoca della repubblica democratica, sicché tutta la più nioderna teoria costituzionalista la considera ormai superata. Nel mio libro, a pp. 66-67, io ho affermato: « Mutati così profon,da.mente i rapporti fra esecutivo e legislativo, la divisione dei poteri rion trova più rispondenza nella realtà: si riduce pi1tttosto a una distinzione di funzioni, come tale necessaria, e di cui riparlerem,o, nia che non adempie più, ai suoi compiti tradizionali ». E in suffragio di questa affermazione sono citati in nota autori di alto valore scientifico, come il Balladore-Pallieri, professore all'Università Cattolica, (« Che cosa resta della division.e dei poteri? È rirnasto il concettobase che lo Stato deve anzitutto disporre per mezzo di norme generali e in vista di interessi generali ed è riniasto il principio della pluralità degli organi costituzionali, non più nel senso che ciascun organo per conto pro·prio ese'rciti una parte di sovranità, ma nel senso che ogni organo deve agire sotto il controllo di altri organi »), il Lavagna, ordinario di Diritto costituzionll.le ( « L'evoluzione dei tempi, tuttavia, ha spostato ed ha deformato sempre più la funzionalità del principio, tarito da far credere, ad 'Un certo momento, alla S'Ua completa decadenza ed inutilità ... Se, infatti, da un lato, le costituzioni ... si sono sforzate a ribadire il principio di divisione, integrandolo con vari strumenti, è stato faci'le osserva.re come il prin 1 cipio fosse divenuto 11,navuota formalità o addirittura un inganno »), e infine il Burdeau, ordinario all'Università di Digione, che riel suo nionumentale Trattato, vol. VII, affernia categ·oricamente: « Qualunque sia il mo1do in cui la si concepisce, la separazione dei poteri si forida sull'idea di introdurre delle resisten,ze ne'll',esercizio del Poterei » ed u incompatibile con la democrazia governante ». Avrei potuto aggiungere, e potrei farlo ora, altre decine di autori, che dicono le stesse cose, ma non voglio dilungar1ni. Credo che questo basti per dimostra.re che, anche in questa 1nateria, non ho scritto per ignoranza o incoscienza, ma dopo avere ben « meditato questi teni i », forse più, dell'autore della nota. L. B. P.S. n. 2. - Mi ve1do citato a,nche nel numero di agosto della Sua rivista, in un'altra nota dal titolo << Ambiguità socialista », siglata, come la precedente) n.d.r. In questa seconda nota sono lodato per aver detto parole savie al C.C. del giugno scorso, e cioè che il contenuto della politica di Venezia sarebbe (116] Biblioteca Gino Bianco

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