Nord e Sud - anno V - n. 48 - novembre 1958

ne della Sua rivista) a volermi dare lezione di marxismo e ad accusarmi di ignoranza) di confusione mentale) di incoscienza e forse peggio) perchè ho scritto un libro in difesa del contenuto democratico della Costituzione. Sorvolo sull'assurda accusa mossa ai socialisti di non aver difeso la Costituzione) di non essersi battuti per la Corte costituzionale) e via discorrendo) perchè mi sembra difficile che sian cose dette in buona fede) quando è risaputo da tutti che i socialisti hanno sempr,e fatto della Costituzione un punto fermo della loro lotta politica prima per elaborarla in senso democratico e poi per esigerne l'attuazione) difendendola contro tutte le sopraffazioni dell'esecutivo sia in Parlamento che nelle piazze) proprio per far rispettare quei diritti di libertà che la Costituzione ci attribuiva e i vari Scelba o Tambroni ci negavano (magari con il consenso dell'autore della riota) o di qualche altro Suo collaboratore, che forse allora appartenevano a un partito governativo), e che poi la Corte costituzionale ci ha riconosciuto. E, a proposito di Corte costituzionale, chi non sa che è stato sopratutto merito dell'atteggiamento socialista se, dopo anni di esitazioni, si è arrivati finalmente all'elezione dei giudici? Ma non è per dire qiteste cose che Le ho scritto, bensì per rispondere alfa lezione di co_erenzamarxista, datami da chi non solo non è marxista) ma, me lo consenta, mostra di conoscere assai poco l'autore di cui parla. I marxisti sono spesso accusati dai· loro avversari di essere dei dogmatici, degli schematici, degli adoratori della lettera, e certo mentalità siffatte esistono anche fra chi si proclama marxista. Ma ogni volta che qualcuno parla del rriarxismo sul serio e, respingendo i falsi clichés, ne mostra la concretezza storica e la vitalità attuale, ecco allora farsi avanti gli anti-marxisti in veste di sacerdoti del marxismo e agitare i più vieti clichés come il cc vero » marxismo. E' davvero troppo comodo. Che cosa c'è infatti di comune fra il marxismo, quello serio, quello di Marx e degli studiosi di Marx, e il marxismo di cui si parla nella nota apparsa sulla su,a rivista? Sostiene infatti l'autore della nota che per essere marxisti bisogna credere allo « scontro finale fra i buoni e i cattivi », alla « palingenesi che si otterrà tutta in una volta », ma Marx, nella sua poleniica con Willich e Schapper, ha affermato che il processo rivoluzionario sarà un, lungo processo « di lotte civili e di lotte popolari » che potrà durare anche mezzo secolo e a questa sua concezione ha improntato tutta la sua attività di rivoluzionario pratico. Aggiunge la nota che per essere marxisti bisogna accettare la « irriversibilità della legge dell'impoverimento progressivo », ma i marxisti sanno che questa non è una legge marxista e io credo di averlo già dimostrato in un saggio pubblicato dalla rivista francese Cahiers Internationaux e ripubblicato in Italia dall'editore Feltrinelli. Secondo l'autore della nota) la realtà) smentendo la « legge di bronzo dei salari » ha snientito il marxismo, ma Marx non, ha avuto bisogno della smentita della realtà per criticare) nel,Ze sue glosse al program1na di Gotha, la concezione lassalliana [114] BibliotecaGino Bianco

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