fesa, una sorta di atavico sospetto, paura ancestrale del sopruso e della perenne ingiustizia: « Il popolo calabrese ha virtù generose, ridotto ormai ~Ilo stretto mondo familiare, e questa è la leva delle sue conquiste. Ha un senso della giustizia e di rispetto della persona umana e di sè, estrema reazione a quanto di umiliante ha dovuto subire. Per questo, attraverso tante sventure, non ha dato spettacoli atroci ai quali sarebbe indotto forse qualun- . que altro popolo, se fosse tanto duramente provato. Può finire in forme di disgregazione sociale, dopo aver tenuto duro per oltre un secolo nelle sue virtù fondamentali, irrimediabilmente. Questo popolo e la sua terra hanno, per tutti quelli che lo hanno veduto da vicino, un fascino, portano l'impronta di una vocazione a tutto quanto nel mondo è più degno dì · essere vissuto; ... ai suoi uomini è tempo di offrire un compito e una speranza, perchè diano i risultati generosi che conosce bene chi li ha veduti in terra e ai lavori sotto tutti i cieli >> ( 27 ). Qui, di per sè, la ·miseria non è male, ma male è l'estrema tensione, la grande difficoltà dei rapporti tra uomo ed uomo da essa provocata, un orgoglio disperato che fa rinchiudere il povero in una sua ostile e furente dignità: condizione ben più difficile di un'indigenza gridata e ostentata; chè non si cerca di provocare « quell'imbroglio di sentimenti tra l'irritazione, il trasporto di affetto e di solidarietà umana che nel mondo intero si prova soltanto a Napoli>>. Qui la diffidenza per ogni mano tesa viene dal sospetto che essa voglia prendere anche quel poco ch'è ancora rimasto, e spingere l'uomo ad una totale caduta, in una società nella quale << chi cade... è caduto per sempre ». Questa dignità che « è al sommo di tutti i pensieri, ed è il lato positivo dei calabresi, come è la difficoltà contro cui si può urtare inconsapevolmente, poichè è qualche volta tutto quanto ha l'uomo», ha il suo più insidioso nemico in chi ~cende al Sud in cerca di rare sensazioni, privo di quell'adesione che, sola, giustifica la partecipazione ad una vicenda altrimenti estranea ed incomprensibile. « Dobbiamo renderci conto - osservava G.B. Angioletti - che con le figurine regionali e i modelli di museo etnografico non si risolve nulla e che se parliamo di dignità e libertà della persona, non possiamo fare discriminazioni; chè tutti gli italiani vanno giudicati alla nostra stessa stre- (27) << Un treno del Sud» p. 69. [111] Biblioteca Gino • 1anco
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