Nord e Sud - anno V - n. 48 - novembre 1958

Ma se questa propensione si spiega e riesce comprensibile negli scrittori indigeni, non altrettanto può dirsi per chi, estraneo alla terra, vi· si .avvicini per conoscerla. Qui ogni cedimento denuncia subito il gioco letterario, e ai motivi di un tormentoso dilemma si sostituiscono quelli propri di un decadentismo, sia pure legato ad una lunga ed illustre tradizione. Gli esempi non mancano; e se non mette conto di richiamare i tanti ·minori, basterà ricordare quei turisti illumi11ati, quali Edward Lear e Norman Douglas, le cui opere sembrano più propense alle occasioni di un' archeologia sentimentale che ad una vera penetrazione nello spirito <leiPaese, ch'è visto soltanto in funzione di quella e che in quella si esaurisce. Comunque siamo sempre su di un piano di dignità non comune e per- ,ciò consentiamo con i curatori dell'Antologia che hanno voluto dedicare l'ultima parte della raccolta ad una scelta di testimonianze straniere tra ·le quali, appunto, quelle dei due viaggiatori inglesi. E quasi questi scritti, del resto già remoti per l'addensarsi di vicende e ~i eventi (Old Calabria, il più recente, è del 1915), rendono più vive le voci che si levano dalle pagine dell'Antologia per testimoniare che :qualcosa è pure mutato e che in questa terra, alla confluenza del Busento col Crati, di fronte alla leggendaria sepoltura del Re Barbaro, c'è qualcuno che lascia la consueta iconografia per le in1magini di una cronaca che si rinnova giorno dopo giorno, di un'epopea silenziosa, umile, scevra . -da ogni retorica: « Aver vinto una granitica sfiducia, un atavico sospetto, aver fatto subentrare a uno spinoso spirito di difesa e di ripulsa, una pacata accoglienza; aver fatto s~ntire l'avvenire, realtà in cammino, con tutti i suoi fremiti e miraggi; l'avvenire, questa cosa che mescola storia e presentimento, terra e cielo al modo di un albero; avere illuminato, in un popolo che fino a ieri si rifiutava di ascoltare chi promette, perchè .,,chi promette imbroglia", chiare prospettive di un domani più facile e più ridente: questa mi è sembrata la maggiore, la più ampia conquista, il tesoro dissepolto dai cuori offesi >> ( 24 ). Sono parole di Gianna Manzini. Altre se ne potrebbero citare, egualrr1ente ferme in. una sc~lta che ha ormai superato ogni cedimento estetiz- (24) << Il fascino della Sila», in « Capire la Calabria» p. 111 ss. Ristampato ora in « Lettere dalla provincia » p. 137 ss. , [107] Biblioteca Gino Bianco

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