garità, nel cinico disprezzo per il gioco democratico e nella sfiducia per ogni soluzio11epositiva; e continuarono a precipitare verso l'abisso, trincerandosi abiltllente dietro i cavilli della procedura statutaria. Nel 1954, allorchè i campionati del mondo (quadriennali) si svolsero nella vicina Svizzera, l'eliminazione degli azzurri dal girone finale toccò momenti farseschi. Nell'edizione successiva, che si è svolta quest'anno in Svezia, la situazione era così aggravata che la nostra rappresentativa fu eliminata prim'ancora che il girone finale cominciasse: mortificazione sferzante per 11na «Nazionale>> che vent'anni prima aveva guadagnato due titoli mondiali e un alloro olimpico. Di per se stessi, nello sport, i risultati negativi - anche quando vengono in serie - non hanno necessariamente un significato sintomatico. Nei venti anni intercorsi tra il 1938 e il 1958, l'evoluzione sportiva nel rr1ondo è stata tanto rapida da travolgere anche paesi a civiltà più avanzata della nostra; e altrettanto può dirsi, ovviamente, nel più limitato settore del foot-ball. Non vi. sarebbe, perciò, motivo di scandalo nel fatto che gli ex-campioni del mondo attraversano un periodo di disavventure in serie, se queste disavventure non fossero il riflesso di una decadenza più profonda e perciò stesso non si fossero colorate troppo spesso di tinte grottesche, come è accaduto nel gennaio scorso a Belfast dove ci lasciammo battere dalla modesta Irlanda del Nord pur avendo schierato un attacco comprendente due ex-campioni del mondo ... uruguaiani (Ghiggia e Schiaffino), un mezzo-sangue italo-argentino (Montuori) e un puro prodotto• (lel calcio brasiliano (Da Costa), più un solitario indigeno (Pivatelli). Ma forse neppure le sconfitte, o il deterioramento dello spettacolo in conseguenza dell'adozione di tattiche ostruzionistiche, sarebbero bastate a smuovere le autorità di Governo se un'ondata di scandali non avesse investito una serie di personaggi privati e pubblici, non esclusi esponenti qualificati del partito di maggioranza, lasciando supporre che la corruzione avesse ormai minato le basi stesse del calcio italiano. In un ambiente dominato dalla legge del risultato, cioè del denaro, la frode sportiva non stupi- ~ce; ma stupisce, allarma ed indigna constatare come i dirigenti siano inca-- paci non dico di punire i delinquenti, o prevenirne le malefatte, ma addi~ rittura di isolarli. Si è allora di fronte ad un consorzio sociale disintegrato, d.issolto nelle proprie fondamenta morali: procrastinare un intervento ra- [82] Biblioteca Gino Bianco
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