Nord e Sud - anno V - n. 47 - ottobre 1958

traiti rispecchia un aumento dei prezzi anzichè del numero di spettatori; le conclusioni non mutano granchè. Resta enor me la spesa che nel nostro Paese si dedica a questo gioco, per altro bellissi mo, ed amatissimo almeno in metà del globo terracqueo, ed ancor più inc redibile appare la cifra del deficit complessivo che le società di Divisione Nazionale (comprese, perciò, quelle di serie B e di serie C) hanno denunciato al termine del campionato scorso: intorno ai 7 miliardi di lire! Anche q ui occorre sottolineare che si tratta di un disavanzo accumulatosi nel giro d i molte stagioni, ma anche qui le conclusioni cambiano fino a un certo pu nto. La verità è, grazie a questi pur sommari dati statistici, che abbiamo fatto presto ad identificare i due punti sostanziali della << crisi >> calcistica, punti che si possono così definire: a) un imbarazzante eccesso degli spettatori r ispetto ai calciatori, ovvero una diffusione paradossalmente debole de lla pratica sportiva rispetto al cosidetto </tifo )> ; 1 b) una tendenza p'ressochè generale all'amminis trazione disordinata e per molti versi pazzesca all'interno delle soc ietà di calcio, specialmente di quelle che vanno per la maggiore. Tutte le altre deficienze dell'ambiente, compres e quelle di ordine tecnico che si simboleggiano nelle umiliazioni in serie della squadra Nazionale, si possono far risalire alle prime due. Es se rappresentano semplicemente la conseguenza di premesse antiquate o i mmorali, che rodono come un tarlo l'organizzazione di un gioco affascinan te e tuttora popolarissimo, in fase anzi di costante ascesa proprio grazie all a complicità del Totocalcio e della Televisione; del gioco che in Italia, c ome è del baseball per gli Stati Uniti, non teme la concorrenza di alcun altro sport. 2. - La scarsa diffusione del gioco può essere sp iegata con molte cause generiche, che vanno dal diverso livello di vi ta lungo le tre zone della Penisola alla cattiva educazione sportiva degli italiani. I vivai calcistici indigeni sono fiorentissimi nel Veneto, in Lombardia e in Piemonte; mediocremente fecondi nelle altre regioni del Ce ntro-Nord (con punte crescenti in Toscana e nelle Marche); pressochè inesistenti nel Sud e nelle isole; in Sardegna letteralmente nulli. Se i dirigenti federali imponessero un regime di reclutamento esclusivamente reg ionale, le più forti società campane, calabresi, pugliesi e siciliane potrebb ero partecipare sì e no al [74] Biblioteca Gino Bianco

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