di Policoro : oltre al nuovo borgo, si è avuto l'impianto di un grande zuccl1erificio, nelle vicinanze della ferrovia. Inoltre, per disporre di altre terre da assegnare ai contadini si è giunti fino ad abbattere il grande bosco sulla riva del Sinni, uno dei più belli ed interessanti dell'Italia Meridionale (3), sfigurando irreparabilmente il volto di una delle poche· aree paesisticamente pregevoli di tutto il litorale jonico~ Tutto ciò ha portato una febbre di attività nel nuovo borgo, che però, nella sua programmatica pace rurale, non era preparato ad accoglierla. Perciò i proprietari dei pochi terreni non espropriati hanno avuto buon gioco nel fare salire i prezzi delle aree da lottizzare e da costruire, che raggiungono e superano valori « urbani >>. In questi ristretti limiti si sviluppano disordinatamente le nuove abitazioni, riproduçendo talune sfavorevoli condizioni di vita e di ambiente dei vecchi paesi di origine. Ma Policoro non è che una località periferica rispetto a tutta l'area in cui un veloce processo di sviluppo si va sovrapponendo ed intersecando ~!l'attività della Riforma. Infatti, la schematizzazione di una trasformazione agraria attuata con i modi a cui si è accennato non permetteva di scorgere che i territori dei vastissimi comuni di Montalbano J onico e di Pisticci, con i paesi che fanno loro corona, co,tituiscono una zona omogenea dalle definite caratteristiche; e che ivi era già in atto una serie di ·processi, i quali sarebbero inevitabilmente sfociati nelle conseguenze odierne, a cui l'attività dell'Ente Riforma non ha fatto altro che fornire una · potente accelerazione. La parte coltivabile di questo territorio era già infatti sfruttata con culture intensive e arboree, che arrivavano a produzioni di alta qualità, come i celebrati agrumi di Tursi e di Montalbano J onico. Vi era quindi tlna situazione economica e sociale che si differenziava net- ( 3 ) L'abbattimento del bosco di Policoro (celebre perchè in esso era conservato l'unico esempio esistente di quella consociazione arborea che una volta doveva coprire tutta la costa mediterranea), non ha mancato di suscitare polemiche e critiche da ogni parte: si veda ad es. il Corriere della Sera del 21-3-1957. Ma nonostante il voto contrari<;>di organismi con1e il Consiglio Nazionale delle Ricerche, il taglio è continuato, lasciando a nudo un terreno acquitrinoso e male utilizzabile. Resta quindi il dubbio che dietro lo scudo dell'utilità sociale si sia ·voluto realizzare una ingente speculazione su un così notevole patrimonio boschivo, distruggendo, per qualche ettaro di · terra e per qualche milione di lire in legname, una meraviglia naturale. [65] Biblioteca Gin Bianco
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