Nord e Sud - anno V - n. 47 - ottobre 1958

del nostro secolo, non era affatto (o quasi affatto) la disciplina empirica· a cui si è accennato, ma era piuttosto l'altra, una scienza di diretta derivazione positivistica, che pretendeva ambiziosamente di spiegare l'universo fisico e n1orale e _di indicare le leggi che lo governavano, una scienza che pretendeva di racchiudere in queste leggi il sistema del mondo. Se si pensa agli Elementi di scienza politica di Gaetano Mosca, che nel campo della scienza politica rappresentano uno dei contributi più importanti della ricerca positivisticasociologica italiana tra la fine dell'otto e gli inizi del novecento, si comprende abbastanza bene quale tipo di sociologia dominava in Italia e i11Europa nel periodo in questione. Anche se nel Mosca le tendenze della scuola erano corrette da un certo gusto storico e da una forte dose di realismo, ed anche se il campo stesso in cui si esercitava l'ingegno di lui non consentiva sfrenati processi astrattivi, il metodo è rivelatore: si tratta di trovare e fondare la «legge» organizzando l'empiria a servirla. Quest'ultima non era studiata di prima mano per dar conto di un'individua situazione, ma concentrata e accumulata perchè servisse a sorreggere le impalcature di una nuova spiegazione del mondo. · Era questa appunto la sociologia in voga in Italia ed in Europa tra la fine del secolo scorso e i primi anni del nostro, ed era questa la sociologia contro cui polemizzava il Croce, e contro cui polemizzavano tutte le correnti di pensiero anti-positivistico sul continente europeo. Che poi il Croce stesso negli ultimi anni della sua vita abbia continuato a polemizzare contro questo tipo di sociologia non avvedendosi che la sociologia, pur conservando immutato il nome, era in realtà molto mutata, è un discorso tutto diverso e che non intacca minimamente la pertinenza e l'efficacia della polemica di trenta o quarant'anni fa. La sociologia sistematica, tendente cioè a costruire dei sistemi ad un alto livello di astrazione, a spiegare tutti i fenomeni con pochi principi anch'essi paurosamente astratti, a dar vita insomma a sistemi di pensiero chiusi, era agevolmente e giustamente battuta in breccia da una critica polemicamente più agguerrita, da una filosofia già consapevole del valore del particolare. Ma in realtà quella scienza conteneva già nel metodo, nella tendenza alla generalizzazione, nel gusto del sistema chiuso, la sua condanna a morte: si sarebbe esaurita da sè proprio perchè perdeva il contatto con la concretezza. In altri paesi d'Europa, in Francia ad esempio, dove la polemica anti-sociologia non ebbe certo la crudezza e la vivacità di quella italiana e dove non vi furono certo « dittature idealistiche », la sociologia « vecchio stile » mori più lentamente, ma non meno sicuramente e la grande ripresa (ma della sociologia empirica, questa volta) è degli anni '40. Come si vede, il problema è assai pi:ù complesso di quel che la favoletta sulla « dittatura idealistica» lascerebbe supporre: e sarebbe opportuno che si scrivesse una storia della cultura sociologica in Italia tra gli ultimi decenni dell'otto e i primi del novecento, che mostrasse con tutta chiarezza la pecu- [57] Biblioteca Gino Bianco

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