l'Jel contempo - e questo è il primo punto della nuova linea che a nostro parere va adottata, senza più remore o ritardi - bisogna curare con maggiore intensità e profondità quella « educazione cooperativistica » ancor tanto deficitaria. Di essa dice la relazione alla quale mi sono già riferito: « In effetti, il fattore psicologico è il più arduo da affrontare, perchè la gran parte degli assegnatari proviene da ambienti ove non esiste una tradizione di piccola conduzione agricola. L'individualismo più spinto, il fer1omeno del clientelismo, lo spirito di diffidenza - caratteristici dell'ambiente contadino meridionale - non costituiscono il terreno più adatto per la creazione di una coscienza cooperativistica». Ne consegue - potremmo aggiungere - che l'assegnatario è convinto di aver soltanto diritti e non anche dove~i. Se il lavoro e la terra gli rendono, il profitto sarà suo; se al contrario non gli consentono di chiudere in attivo, la perdita sai~à della cooperativa, trasmutatasi così in una specie di ufficio di assistenza. La corrente bipolare dei rapporti economici è invece, per loro, a senso unico, e muove solo dalla cooperativa verso gli assegnatari, che in tal modo perdono anche lo stimolo a sforzarsi di far bene e non hanno sentore del rischio che caratterizza la conduzione in proprio. Bisogna quindi pazientemente e severamente operare percl1è si formi una nuova mentalità, a grado a grado eliminando tutto q11anto possa contribuire ad opporvisi. Inoltre è necessario spingere avanti i lavori di trasformazione perchè la produttività dei poderi cresca, fino a raggiungere l'autosufficienza. I sondaggi condotti da noi per ottenere notizie di sicuro affidamento in proposito sono stati molto laboriosi. I più degni assegnatari interrogati si sono dichiarati insoddisfatti generjcamente; altri hanno giustificato il loro malcontento con situazioni contingenti; altri ancora non sono stati capaci di fornire indicazioni attendibili. Molto approssimativamente può dirsi che il reddito medio netto di un podere si aggiri oggi sulle 500.000 lire: esso è insufficiente, ma tende a crescere man mano che si ha una maggiore efficienza tecnica degli assegnatari e si può contare sul progressivo maggiore apporto dell'appezzamento coltivato a vite, olivo, frutteto. Potranno inoltre essere favoriti gli esperimenti di orticoltura e di zootecnia da cortile; potrà essere accelerato il programma per l'irrigazione, ed entro alcuni anni si presume che una parte almeno dei poderi dovrà bastare a se stessa. Allora cesserà l'erogazione costante dalle cooperative agli assegnatari anche se esse (o meglio gli Enti di Riforma) dovranno rinunciare a rientrare in possesso delle somme anticipate fino ad oggi, somme che figureranno quindi come spese per l'impianto e l'avviamento dei poderi. Tanto più questo traguardo di equilibrio economico (e sociale) potrà essere raggiunto, se drasticamente si curerà la più severa economia nelle spese generali, della cui ampiezza ho dato qualche pallido cenno nel fascicolo di agosto di questa rivista. Se sui prodotti e sui servizi graveranno così forti [52] Biblioteca Gino Bianco
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