Tutto ciò, è evidente, non potrà durare a lungo, e dovrà pur venire_ il giorno in cui molte delle attività e delle funzioni adesso demandate all'Ente, che, come abbiamo visto, si accolla gli oneri relativi ed anche altri oneri e passività, dovranno passare alle cooperative, o meglio agli assegnatari uniti in cooperative che della gestione dei poderi e dei servizi collettivi saranno pinamente responsabili, soprattutto finanziariamente. È chiaro quindi che l'attuale sistema di contributi e sovvenzioni non potrà continuare. Che si fa intanto, per far si che questo trapasso possa avvenire senza scosse, e soprattutto senza pregiudicare il già fatto? A noi pare che istituire metodi di improvvisa rigidità amministrativa equivarrebbe a distruggere tutto quello che è stato costruito: perpetuare d'altra parte la tolleranza odit;rna significa incrementare una pericolosissima mentalità, oltrechè allargare un deficit che già ammonta a diecine di miliardi. Solo una azione po11derata e graduata potrà quindi risolvere una situazione che altrimenti sarebbe senza uscita, azione che deve muovere dalla base stessa della riforma cosi come è attuata, e svolgersi secondo principii prevalentemente tecnici. Oggi si è all'inizio del classico giro vizioso. Senza le cooperative e l'opera da loro esplicata, gli assegnatari non possono materialmente reggersi nemmeno per breve tempo; ma le cooperative sono a loro volta nell'impossibilità di vivere se vengono a mancare l'appoggio e le garanzie degli Enti di Riforma. Ma la Riforma non dovrebbe tardare a conchiudere il suo ciclo, ed allora verrà meno il suo apporto onnipresente, con le prevedibili conseguenze di cui si è parlato. Come uscire da questo circolo? I tecnici e i politici si stanno domandando da tempo se non sarebbe opportuno potrarre la durata degli Enti, modificandone la struttura, o limitandone le funzioni a scopi di assistenza finanziaria. Ma con ciò si elude il problema principale che deve consistere nel raggiungimento di un equilibrio nei bilanci delle cooperative (e quindi delle nuove imprese contadine); il quale equilibrio forse è raggiungibile purchè si sappia adottare una linea accorta ed una formula soddisfacente sin da oggi, e la si applichi con cosciente energia. Messo da parte ogni opportunismo di natura elettoralistica e partitica, senza cedere a pressioni di questa o quella fazione, di questo o quell'uomo politico, se qualche assegnatario si è dimostrato incapace di saper condurre il podere, o non abbia ottemperato agli obblighi previsti dalle leggi e dal piano di esecuzione (si consideri questo dato indiziario, da noi raccolto nella stessa zona cui ci siamo riferiti più sopra: su un gruppo di 250 assegnatari, 10 hanno abbandonato i poderi, espatriando, ed altri 10 li hanno illecita~ente affittati!) bisognerà sostituirli anche se è trascorso qualche anno dalla primitiva assegnazione. E si deve operare senza timori reverenziali per il raccomandato di ieri, divenuto il parassita di oggi in attesa di tornare ad essere l'elettore di domani: al suo posto si troverà sempre un altro, di lui più volonteroso, tenace, idoneo. [51] Biblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==