Nord e Sud - anno V - n. 47 - ottobre 1958

siglio? Forse un successo personale a fini di politica interna di partito; certamente nulla sul piano generale. Riconosciamolo una volta per tutte: questa Italia che ha bisogno di starsene sul piede di casa per un buon decennio per riparare ai suoi mali interni, che deve prepararsi alle formidabili scadenze dei suoi i~pegni, che sollecita investimenti stranieri pei suoi piani di sviluppo, dà uno spettacolo nè bello nè dignitoso a correre sù e giù per l'Atlantic~, offrendo piani e mediazioni. « Miseria in casa - ha scritto giustamente ll Mondo in un « taccuino» del 19 agosto - e gloria all'estero; disoccupazione e depressione in Calabria, in Lucania, in Sicilia, in Sardegna, e piani di investimento nei deserti orientali. Crispi e Mussolini non avre·bbero chiesto cose diverse. È il caso di domandarsi: cosa sognano di trovare nel Medio Oriente questi fautori d'una politica spensierata? ». E forse è ec-- ·cessivo-dire chel' esp-èrienza insegna che-ri.él -Levaiite-ì mercati~si ·conquistano e si sono sempre conquistati o con l'oro e gli intrighi o con le corazzate e i cannoni»: forse quei mercati si conquisterebbero anche con politiche commerciali protezionistiche, con premi all'esportazione e con simili pratiche che sarebbero pagate _a caro prezzo dal contribuente e dal consumatore italiano! Ed è certo, comunque, che l'Italia si troverebbe « impegnata in mille beghe, per sostenere colonnelli co11tro sceicchi, emiri contro santoni »; e, aggiungeremo, si troverebbe a sostenere la concorrenza di mercati agguerriti con1e i tdeschi e gli americani, i quali hanno dietro di loro un apparato industriale e una potenzialità produttiva che il nostro paese purtroppo deve ancora darsi. Nè possiamo tacere le vivissime preoccupazioni che desta in tutte le persone sollecite della rinascita del Mezzogiorno e insieme dell'avvenire dell'intero paese il programma di partecipazione dell'Italia al famoso, e per il momento ancora alquanto fantomatico, piano di sviluppo per il Medio e Vicino Oriente. Coloro i quali si offrono di aiutare con l'apporto di tecnici lo sviluppo delle zone depresse del Vicino Oriente evidentemente non sanno quello che dicono: se si dimer1ticano per un momento gli svolazzi retorici sul « lavoro italiano nel mo11do » e si guarda alla realtà delle cose, si vedrà subito che, purtroppo, quella del flusso migratorio italiano è una mano di opera che rappresenta solo la fanteria del lavoro. Pensiamo seriamente di far emigrare sterratori italiani in Egitto o ìn Siria o in Giordania? D'altro canto, se si guarda alle necessità ferree di un piano di sviluppo dell'economia italiana, apparirà subito evidente che, se non si provvede subito e con energia, l'Italia non avrà abbastanza tecnici per le sue proprie esigenze. Pensiamo seriamente di poter consentire che i nostri tecnici lascino il paese, che abbisogna della loro opera, per recarsi nel Kuwait o nell'Arabia Saudita? Sarebbe assai meglio che coloro che fanno simili discorsi in Italia e tali promesse all"estero si rendessero subito conto che i loro discorsi resteranno privi di senso e che le pro~esse non potranno mai essere manten~te; e si dessero attorno [42] Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==