di Suez non era stato nazionalizzato, non esisteva ancora la RAU, non era avvenuto un fantasma di colpo di stato nell'Arabia Saudita e non era avv~- nuto un autentico colpo di stato a Bagdad. Oggi, a meno che l'Occidente non voglia dare dollari sonanti ai vari colonnelli perchè pag hino meglio le loro brigate e possano finanziare rivoluzioni dappertutto, il numero dei · paesi che potrebbero essere veramente interessati ad una simile iniziativa è assai piccolo; oggi il periodo politico è interamente mutato; oggi si possono e si devono dare aiuti economici e tecnici alla Giordania e al Kuwait perchè questi possano risolvere i loro problemi più angosciosi, ma sen za la coscienza che l'obiettivo primario resta quello di proteggere le ultime posizioni occidentali con disperata energia ogni politica di aiuti economici è destinata a fallire. Coloro i quali pensano che tutto si risolve limitandosi a rinverdire la dottrina del Punto IV, non solo dimostrano di non aver nulla appreso dell'esperienza dell'Irak, che di tutti i paesi arabi era il più avanzato e quello in cui era in atto un rigoroso ed ampio piano di sviluppo, ma a nche mostrano di non avere affatto inteso che è necessario accordare i tempi di ogni azione occidentale nel Medio Oriente ai tempi del contenimento dell'espansio11ismo sovietico: sono degli Oblomov (1nalgrado tutte le loro a rie di spregiudicatezza e di realismo) irrimediabilmente fuori del tempo, capaci solo di sognare appollaiati sulle stufe, personaggi letterari affascinanti, forse, 1na pessimi politici. Tale è, dunque, il dovere dell'Occidente libero e democratico: e con e sso dell'Italia. Non è la prima volta che su queste pagine noi ci opponiamo vigorosamente alle velleità di avventure mediterranee, a que l misto di ricordi delle repubbliche marinare, di celebrazioni missionarie e di residui di istituti di cultura fascista, che pare ancora ispirare taluni u omini politici democristiani; non è la prima volta che ricordiamo su queste pagine che il destino dell'Italia è solidale con quello delle democrazie occidentali e che tra una tale solidarietà e gli equivoci del neutralismo non e siste una terza via. Il Presidente del Consiglio on. Fanfani inaugurando a Ba ri la Fiera del Levante, nello scorso settembre, s'è spinto fino a dichiarare che l'Italia aveva ripreso coscienza del suo destino mediterraneo: parole che n on significano nulla o che hanno un significato sciagurato. Se si dovesse creder e ai commenti e perfino agli editoriali di certa stampa nazionalfascita ( si le gga Il Tempo del 7 settembre) la Fiera del Levante sarebbe addirittura il simbolo di tutta una politica estera oltre che di una vocazione del paese. A noi sembra, però, cl1e quella vocazione troppe sciagure abbia già portato al pa ese, perchè si possa insistere nel secondaria. L'on. Fanfani farebbe assai me glio a lasciare appunto ai giornali fascisti affern1azio~i del genere di quella da lui fatta il 6 settembre. D'altro canto, cosa resta dell'affannoso viaggiare del Presidente del Con- {41] Biblioteca Gino Bianco
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