vendevano segretamente armi all'Egitto e alla Siria, e lasciavano ai loro colleghi del Partito Comunista Italiano di scoprire che, conformemente alle dottrine di tutti i teorici del marxismo, l'ultimo negriero arabo o l'ultimo dei faraoni egiziani poteva svolgere una funzione « obiettivamente » liberatrice, solo che s'accordasse sottobanco con lvfosca sugli attacchi da rivolgere, nelle sedi più varie, contro il colonialismo occidentale e solo che accettasse di farsi vendere un po' d'armi da adoperare contro inglesi o americani o, perchè no?, da rivendere ai ribelli algerini. Naturalmente la diplomazia sovietica non ha commesso il grossolano errore di operare direttamente, attraverso, cioè, i piccoli partiti comunisti che esistevano in Egitto e in Siria: aspettare che questi partiti prendessero il potere, ·sia pure con un'insurrezione armata, avrebbe richiesto troppo tempo, avrebbe fatto correre a Mosca troppi pericoli e perfino quello di uno scacco cocente. Bisognava, dunque, rinunciare ad operare attraverso movimenti satelliti, tollerare magari che militanti comunisti fossero imprigionati e impiccati, e servirsi spregiudicatamente delle oligarchie militari che s'erano già impadronite del potere o che aspiravano a conquistarlo, attrarle nella propria orbita, lusingarle nella loro volontà di potenza, nei loro sogni di restaurazione di un impero arabo, armare i piccoli eserciti che non sarebbero serviti a nulla in caso di guerra ma che avrebbero reso utili servizi ai colonnelli. Questi ultimi non avrebbero dovuto fare altro se non quello che facevano già: istigare le masse arabe nella diversione nazionalistica e xenofoba, o, al più, aumentare di un poco la carica di xenofobia. Il gioco aveva molte possibilità di riuscire poichè si poteva co11tare sull'incertezza degli occidentali: costoro non avrebbero mai avuto la nefanda spregiudicatezza di operazioni tipo Budapest, di schiacciare cioè inesorabilmente i loro avversari, e non avrebbero· mai avuto (checchè pensino e scrivano alcuni), il coraggio di operazioni tipo il patto Molotov-Ribbentropp, di cercare sfrontatamente l'alleanza di regimi dittatoriali; sarebbero, perciò, restati incerti, sottoposti alle più diverse pressioni propagandistiche, e quando si fossero mostrati risoluti ad una J.zione sarebbe stato troppo tardi. Alla fine il risultato cl1e l'Unione Sovietica voleva conseguire ad ogni costo, l'indebolimento delle posizioni occidentali, sarebbe venuto fuori da sè. Certo, non tutto quello che è accaduto nel Vicino e nel Medio Oriente dal 1954 ad oggi è il risultato delle abili manovre sovietiche soltanto: si è appena detto che i russi si sono spregiudicatamente inseriti in una situazione 1n movimento ed hanno eccitato un riflesso xenofobo delle oligarchie militari, che già preesisteva. E insieme è probabile che i colonnelli abbiano pensato di poter fare un proprio gioco indipendente, di tramutare in potenza effettiva la loro velleita di potenza, sfruttando ai loro scopi la volontà espansionistica del comunismo e l'antagonismo tra imperialismo sovietico e istinto [38] Biblioteca Gi·no Bianco
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