Nord e Sud - anno V - n. 47 - ottobre 1958

stato valutato in ragione del 3,9 % all'anno), ma sta altresì a dimostrare la tendenza della nostra economia ad avviarsi verso una più equa proporzione tra il potenziale lavorativo del settore agricolo e quello del settore extraagricolo, e dunque_ verso un più sano equilibrio economico-sociale. Certamente ogni trasformazione della realtà - anche sotto la spinta òel progresso e della tecnica - destinata a portare a lunga scadenza ad un 1niglioramento del livello di vita generale, comporta necessariamente un (< costo sociale>>.Ma nessuno può accusare in buona fede coloro che riscontrano nell'infrenabile riduzione della popolazione attiva dedita alla agricoltura una benefica (< liberazione >> delle eccedenze demografiche, di e:>serefautori di una inarrestabile emorragia emigratoria. Invece proprio su questo argomento si è concentrata l'opposizione <lei « giovani >> dell'apparato alle tesi dell'on. Lombardi e si è potuto vedere come essa fosse approssimativa e superficiale. È semplice affermare (7 ) c4e (< un socialista non può mai dare la propria approvazione ad una politica, se questa crea momentaneam_ente un solo disoccupato in più>>. A costoro, e a quanti si ostinano a giudicare il decongestionamento delle campagne come una rovinosa involuzione, in ogni caso fonte di u11 nuovo malessere sociale (8 ), si potrebbe molto giustificatamente replicare che la loro impostazione si risolve, in definitiva nell'aspirazione che il contadino rimanga ad ogni costo fermo nella sua zona di miseria ed arretratezza, e che, fra la loro demagogia contadina e quella dei « reazionari >> che invocano il ritorno delle « sane genti dei campi >> alle loro terre, non v'è alcun divario sostanziale. L'imputazione di unilateralità rivolta ai seguaci dell'on. Lombardi (Idomeneo Barbadoro, nelle dichiarazioni rilasciate alla rivista economica di ispirazione comunista, (< Politica ed Economia >> del Luglio 1958, pa- ( 7 ) Così Selvino Bigi in « La nostra agricoltura e la crisi del lavoro » su l'Avanti! del 29 luglio 1958. ( 8 ) In una nota pubblicata sul n. 1O di Mondo Operaio ( ottobre 1956, pag. 112) il redattore in materia agraria, Barbadoro, aderiva senza riserve alle asserzioni di M. Busca, contenute nell'art. << L'esodo dalle campagne», apparso sul n. 9 (anno 1956) della rivista Il Riso, secondo le quali << il deflusso in atto nelle campagne costituisce la manifestazione prodromica di una alterazione morbosa dell'organismo sociale, di una sua disfunzione interna, produttiva di una condizione di squilibrio avvicinantesi sempre più al limite di rottura ». , .(26] Biblioteca Gino Bianco I

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