Nord e Sud - anno V - n. 47 - ottobre 1958

fuori di ogni deformazione polemica, può, dunque, suscitare attenzione ed interesse attorno ai temi proposti, acquistare, frammischiando aspetti tecnici con aspetti politici, un prestigio ed una considerazione maggiori di quanto essa meriti e di quanto sia giustificato attribuirle. La discussione e i contrasti tra i membri della Commissione agraria del PSI vanno, come si è di sopra accennato, inquadrati in un contesto di questo tipo ed è tutt'altro che superfluo esaminare i termini in cui la questione è stata posta e i risultati che sono stati raggiunti. Tra l'altro l'andamento del dibattito può fornire utili elementi di giudizio sulla natura, gli aspetti, le contraddizioni del Partito Socialista. L'occasione - non osiamo chiamarlo pretesto - per la discussione è derivata dall'affermata necessità di una disamina delle ripercussioni cui andrà inevitabilmente soggetta la nostra economia agricola in seguito alla entrata in vigore .del t!attato istitutivo del Mercato Comune. E questo già spiega perchè la discussione. ha preso l'andamento che ha preso e come sia potuta divampare, accesa, la polemica. . Le premesse fondamentali del « ragionamento >> dei cultori di politica agraria del P1 SI si possono riassumere in questo modo: ,la situazione agricola italiana - (quella cioè della nazione che detiene il 40 % della mano d'opera agricola dell'intera Comunità) - è caratterizzata dalla presenza di una altissima aliquota di forze di lavoro addette all'agricoltura. Il forte squilibrio fra imprese capitalistiche, organizzate su scala industriale e dotate di adeguati capitali per ogni tipo di investimenti, e le piccole e medie « aziende familiari», povere di capitali, soffocate dai grandi complessi _produttori dei beni strumentali destinati all'attrezzatura agricola e dei fertilizzanti chimici, abbandonate alla loro sorte dagli organi governativi, tende fatalmente ad aumentare e a divenire permanente. Secondo la diagnosi della maggior parte degli economisti socialisti, tutta questa parte «depressa» del nostro sistema agricolo rischia di essere nuovamente estron1essa dallo sviluppo, che conseguiranno tutti gli altri settori, a causa dell'inserimento dell'Italia nel MEC. Se si considera che, su 21 milioni 572 mila e 950 ettari occupati dalla proprietà privata sull'intera superficie del paese, le imprese con una estensione superiore ai 100 ettari sono 21.396 e posseggono 5 milioni e 575.567 ettari di superficie coltivabile, mentre gli altri 9 milioni e mezzo di proprietari posseggono i restanti 16 milioni _di ettari di terra (vale a dire che lo 0,2 % dei proprietari possiede il 26 % [22] Biblioteca Gino Bianco

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