Nord e Sud - anno V - n. 47 - ottobre 1958

quel complesso di umiliazione che è al centro del dramma odierno. Cosa è illegittimo nella rivoluzione algerina? La perdita totale della fiducia in ogni soluzione politica garantita dalla Francia e il romanticismo caratteristico di insorti molto giovani e privi di cultura politica hanno condotto certi combattenti e il loro stato maggiore a chiedere rindipendenza nazionale. Per quanto ben disposti verso il movimento arabo è necessario tuttavia riconoscere che l'indipendenza nazionale è una formula puramente passionale (è la stessa teoria di Raymod Aron - N.d.R.): << Bisogna considerare la rivendicazione dell'indipendenza nazionale algerina in parte come manifestazione di quel nuovo imperialismo arabo di cui l'Egitto - troppo presumendo delle sue forze - pretende di prendere la guida e che per il momento l'URSS utilizza in senso antioccidentale » pagine 201-202-203). Così inquadrati i termini del problema, Camus dopo aver sottolineato la necessità <li dichiarare ufficialmente che l'èra del colonialismo è finita, che la Francia si rifiuta di piegarsi al ricatto della violenza e che propone un regime di libera asso- .ciazione in cui ogni arabo possa conquistare la pienezza dei diritti, conclude il suo saggio finale ribadendo la necessità di una << unione delle differenze », di una federazione articolata, cioè, sul modeìlo del Commonwealth britannico. E per far questo - egli scrive - sono necessarie, oltre alla volontà collettiva della metropoli, l'accettazione di una politica di austerità e infine quella revisione della Costituzione che è attualmente allo studio. Immune dalla facile tendenza alla denuncia generica della classe dirigente, Camus nelle sue note non deflette un istante dai suoi fermi principii e non abbandona quella sua aspirazione a gettare il ponte della comprensione fra le due parti, a istituire il dialogo indispensabile e a salvare per lo meno le innocenti vite umane dei francesi e degli arabi d'Algeria. Spesso quest'opera di disintossicazione delle coscienze fallisce. È la lunga, atroce vittoria della cieca violenza sulla ragione. E Camus tace per due anni quando il suo appello per la tregua civile viene praticamente ignorato - malgrado la formale e ipocrita adesione di uomini di governo fra cui lo stesso Soustelle - e diviene addirittura pretesto per stolte accuse di tradimento alla Francia: << Una delle mie convinzioni - scrive in quell'occasione - è che gli uomini fermi nei loro doveri non cedono niente dei loro diritti», ricordando alla classe politica dirigente di Parigi e di Algeri che gli arresti, le discriminazioni, la follia dell'oppressione poliziesca non hanno altro effetto che allargare il fossato dell'incomprensione e della lotta civile. Ed in questa. luce la sua << terza via », equidistante dal fanatismo degli ultras, dei militari e dei coloni medievali, come dal terrorismo del FLN e dalla speculazione dell'estrema sinistra, assume l' aspetto di un estremo omaggio alla forza della ragione che storicamente coincide, nel pensiero di Camus, con la missione civilizzatrice dell'Europa, contrapposta al1'imperialismo sovietico e tutt'altro che compiuta. È una posizione difficile, impopolare, che ha costato spesso a Camus la umiliazione di una stolta accusa di silenzio [125] Biblioteca Gino Bianco

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