Nord e Sud - anno V - n. 47 - ottobre 1958

Oggi può dirsi che ntl Canavese l'iniziativa abbia già superato la fase sperimentale, e che si avvii a dare risultati apprezzabili e, in u n certo modo, esemplari. Quale che sia il giudizio sulle posizioni e gli assunti del Movimen to, n.on può negarsi che esso abbia offerto mezzi e possibilità di esp ressione ad u11a tradizione che negli ultimi decenni del secolo scorso ave va raggiunto un'ins?lita ampiezza di realizzazioni; mutate le condizio ni ambientali e politiche, di tutto qt1esto sarebbe rimasto molto poco, se l e nuove strutture comunitarie non avessero assunto un'eredità certamente gravosa, anche se ricca di frutti. Oggi queste forze costituiscono una valida garan- ~ zia di impegno democratico; ché ove ,l'individuo sia posto di fronte ai problemi del suo tempo, siano essi la direzione politica del Paese, le rivendicazioni salariali o la creazione di una cooperativa di cons umo, si deve riconoscere che l'azione politica e l'impegno organizzativo si concretano in una vera e propria scuola di democrazia. Tutto questo è innegabile) e, anche se ie riserve non mancano, solo in parte riusciamo a comprendere come certi gruppi tendano a s valutare una realtà che presenta tanti aspetti positivi~ Noi, dal canto nostro, sappiamo benissimo che se la direzione c entraliz~ata e il controllo che essa esercita sulle Comunità, sono imprescindibili esigenze organizzative, i criteri autonomistici a cui è ispirato il Movimento lasciano sperare i,nun contributo sempre più decisivo pe r la formazione di una coscienza civile in masse altrimenti costrette ad a dagiarsi nello squallido conformismo di pesanti e sterili istituzioni, quali son o, oggi, quelle di uno stato che stenta ad adeguarsi alle più avanzate esp erienze sociali. E il discorso vale anzitutto per le aree 1depresse del Paese, ,là dove l'esigenza di una solidarietà e la formazione di nuovi gruppi diri genti si fanno sentire con urgenza pari alle difficoltà di un intervento ra dicale e definitivo. La fondazione e l'incremento dei Centri Comunitari, quì al Sud, ancora una volta, ma con termini decisamente concreti, ripropone la questione dell'autònomia contadina;· problema, codesto, che> dopo le pagine del Levi, ha suscitato più di una polemica, molti equivoci e una f ioritura di scritti più solleciti alle lusinghe letterarie che ad una vera e sincera vocazione meridionalistica. D'altra parte, la stessa soluzione pro spettata dal Levi, cioè la formazione di comuni rurali autonomi, come cen tri pro- [112] Biblioteca Gino Bia .co

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