una grave crisi dei partiti nazionalfascisti. Alla vigilia delle elezioni alcuni avevano pensato (e le elezioni sarde dell'anno scorso parevano giustificare certe previsioni) che il nascere dalla scissione monarchica di un ·partito per così dire <<nuovo», guidato con criteri aziendali piuttosto che politici, pr.onto a sostenere spese rilevantissime e insieme a co·mpromettere sulle ideo!ogie, potesse in qualche modo porre un argine alla crisi dello schieramento di destra che s'era delineata tra il '53 e il '56: il grande successo amministrativo a Napoli del PMP nel 1956 pareva potesse estendersi, sia pure in proporzioni minori, a tutta la penisola, in modo da sbarrare la strada allo spostamento di voti da destra verso la DC. Le nude cifre svelano quanto avventurosa fosse questa previsione, o questa speranza_, e restitùiscono alle cose le loro giuste proporzioni. Le destre tutte assieme hanno perduto in Italia 636 mila voti, un po' più di un quinto del loro elettorato, e sono calate in percentuale dal 12,7 % al 9,5 %: t1na sconfitta che se non è un crollo total~ è certamente l'avvio di un process.odi ridimensionamento del blocco dell'estrema monarchica e fascista. Pure, anche qui v'è stata una sorpresa: il MSI ha tenuto meglio di quel che i più si attendevano, calando, in percentuali nazionali, solo dell'l,1 %, aumentando perfino in qualche regione (Liguria, Emilia-Romagna, Puglia) e accusando una sconfitta di vaste proporzioni solo in Campania ed in Sicilia, dove ha perso rispettivamente 50 mila e 100 mila voti. Si può dire che è stata proprio la capacità di mantenere le proprie posizioni, riducendo al minimo le perdite, mostrata dai neofascisti, che ha evitato che la sconfitta delle destre si • mutasse 1n rotta. Meno sorprendente, invece, è stato che le più gravi perdite il blocco delle destre le abbia su'bite proprio nel Mezzogiorno continentale ed insulare, dove aveva le sue basi più forti: mentre, infatti, nelle regioni centrosettentrionali esso ha perso 118 mila voti, e cioè poco più della ottava parte del suo elettorato (passando in percentuali dal 6,6 % al 5,5 %)) nel Sud ha perso ben S18 mil.a voti e cioè un po' più della quinta parte del suo elettorato (passando in percentuali dal 21,8 % al 15,4 ~/4). E neppure è ragione di sorpresa che la resistenza dei partiti dell'estrema destra si sia rivelata minore nelle campagne che nelle città· - 3 4 °1 contro - 2 9 °1 in tutta • , /o , /o . Italia; <lato c.he è confermato (Ìai rist1ltati considerati per raggruppamenti regio11ali: - 0,8 ~la nei capoluogl1i del Centro-Nord contro -1,2 nelle provincie; - 5,5 nei capoluoghi del Sud contro - 6,9 nelle provincie. La [14] · Biblioteca Gino Bianco
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