gandistici del periodo elettorale, non éi sembra lecito il permanere di certi argomenti oltre la transitoria occasione. Il Luzzatto continua a dire che la legge maggioritaria « fu data per approvata »; ed è forse, tra tutti, questo l'argomento più significativo dello spirito propagandistico cui prima si accennava. La recente e severa reazione del Salvatorelli - purtroppo provocata da fonte altrimenti non sospettabile - è stata quanto mai opportuna, ricordando che, al pari di ogni altra legge dello Stato, anche quella elettorale del ;53 fu approvata e non ' data' per tale. Il vero è che sarebbe tempo di discutere seriamente dell'intera .vicenda, se essa deve tornare tanto di frequente come argomento principe a sostegno delle tesi più varie. A dire del Luzzatto, in quell'epoca fu segnato definitivamente il confine tra due modi di far politica e, di più, tra due classi dirigenti: cc la condotta subalterna che allora questi gruppi (quelli alleati della D.C. nei governi del quadripartito) adottarono vale a definirli, e pesa per la valutazione di ogni loro atteggiamento ulteriore ». Se tutto ciò fosse vero, non ci spiegheremmo molte delle attuali convergenze e solidarietà politiche, tra gruppi e persone che non possono aver lasciato trascorrere impudentemente una esperienza dal segno tanto profondo. Ma se non vogliamo cedere agli stessi moralismi che sì larga parte ebbero in quella contrastata primavera del '53, è doveroso non far tardare un più meditat() giudizio. Ben può servire, a tal fine, rimpostazione data da Giovanni Ferrara, osservando che si presentò allora l'occasione « di ridimensionare il partito di maggioranz_a e di dare, al tempo stesso che le estreme venivano drasticamente ridotte nella rappresentanza parlamentare, .una maggiore articolazione alla maggioranza. Il tentativo falli per molte ragioni complesse, e per una semplice, per lo spirito di feroce concorrenza che la Democrazia Cristiana pose nella sua lotta elettorale nei riguardi degli alleati, dimostrando cosi di proporsi un unico e solo traguardo, scattasse o non scattasse il meccanismo della legge, la maggioranza assoluta in Parlamento » •. • Con la presentazione del sistema proporzionale come assoluta cc norma di democrazia », il Luzzatto introduce nella trattazione un certo rigore astratto che l'irrigidisce non poco. Abbiamo già rilevato che l'utilità e la esattezza dei discorsi sui sistemi elettorali sono sempre legate alla capacità di riferimento alla r~altà. Osserva esattamente il Duverger: cc i fattori che condizionano la vita politica d'un paese sono profondamente interdipendenti: perciò uno studio che consideri le implicazioni d'uno solo tra essi, sep~randolo dagli altri, necessariamente risulta in buona -parte convenzionalè ». In alcune parti espositive, ad ogni modo, il libro del Luzzatto ha il 1 pregio di una notevole chiarezza, anche se non si sottrae ai difetti comuni a molte opere italiane dalle pretese divulgative. Nelle quali è di notevole [125] \ Biblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==