Nord e Sud - anno V - n. 46 - settembre 1958

termini reali della situazione di molti centri abitati della Calabria erano sfuggiti ai suoi collaboratori e che un intervento d.eciso dello Stato era ormai indilaziona'bile. Tornato a Roma, dopo quel. giro attraverso la regione che gli aveva procurato tanti dispiaceri, fece dichiarare inabitabile Natile e ·ne dispose il trasferimento. Natile non è neppure un comune autonomo: era, un secolo fa, una frazione di Platì; divenne più tardi frazione di Careri, quando qu·esto centro fu erettD a Comun.e. Natile è allacciato al suo capoluogo da una impervia mulattiera che scende sino alla valle d·ell,afiumana Careri, ne attraversa il greto e risale ripida sulla collina: un p,aio d'ore di cammino faticoso. Fra Natilesi e Careresi non è mai corso buon sangue: i due centri. sono divisi, più che dal torrente, dalla diversa mentalità degli abitanti. Quando Careri era feudo elettorale di due potenti famiglie rivali, non erano molti i natilesi che avevano diritto al voto. I pochi elettori, del _resto, venivano irregimentati e la loro scelta politica era facilme.Ò.tecontrollata. La .fine della seconda guerra mondiale segnò il tramonto dell'influenza· politica dei vecchi notabili. Il comune fu conquistato da un gruppo di giovani che vinsero le elezioni amministrative col simbolo dell'Edera. · Provenivano quasi tutti dalle file dell'Azione Cattolica, molti di loro tornavano dal fronte: sul loro orientamento politico influì in maniera decisiva lo scritto.re Francesco Perri che a Careri era nato e vi conservava amici ed estimatori: i giovani amministratori erano animati da molti buoni propositi e da grande entusiasmo: credevano nel rinnovamento democratic9, avevano una gran voglia di lavorare a vantaggio della comunità, di cui, per cultura, erano divenuti l'effettiva classe dirigente. Sostennero alle elezioni politicl1e il loro concittadino divenuto diretJtore della Voce Repubblicana e che aveva avanzato la sua candidatura al Parlamento: riuscirono a rompere l'immobilismo nel quale Careri stagnava da oltre cinquant'anni; avviarono, sollecitarono, seguirono una quantità di pratiche che senza il loro intervento sarebbero rimaste a sonnecchiare nei polverosi archivi degli uffici provinciali; ottennero sovvenzioni per indilazionabili lavori pubblici, promossero la costruzione di case popolari. Ma ad un certo punto questo gruppo di giovani ed alacri amministratori repubblicani passò, armi e bagagli, alla Democrazia Cristiana. Ancora oggi, però, essi respingono sdegnosamente l'accusa di oppor- [112] Bibliotec·a Gino Bianco

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