sugli interessi di categoria (sindacati) o di comunità (partecipazione alla vita amministrativa) o del 1 l'i1ntero paese (partecipazione alla vita dello Stato). Cotesti punti vanno specificati e integrati tenendo conto, come abbiamo già accennato, della differenziazione settoriale e zonale dell'intervento . ·economico. ., Là dove l'intervento tende ad istituire o sviluppare un'economia industriale, bisogna tener conto, oltre che dei problemi connessi alla qualifìcazion,e tecnica e alla preparazio,ne psicdlogica al nuovo ,tipo di lavoro, anche di tutti i problemi urbanistici, igienici, psicologici e sociali connessi ai nuovi insediamenti urbani che si verranno a determinare, alla crisi delle vecchie forme associative, al sorgere di nuove esigenze culturali. Si tratta di un intrico 1 di problemi ai qua 1 li no11 è possibile in questa sede dare un'or- . . . garuca s1stemaz1one. Dove invece l'intervento tende ad intensificare la produzione agricola, la politica sociale s'incentrerà sull'assistenza tecnica e sullo sviluppo della cooperazione. L'esperienza compiuta a Borgo a Mozzano, di cui si è parlato nel n. 38 di questa rivista, può fornire utili indicazioni al riguardo. Ci limitiamo ad ·osservare che le condizioni attuali dell'agricoltura meridionale suggeriscono di indirizz~re la cooperazione sia all'acquisto e alla gestione di macchine agricole sia allo sbocco dei prodotti ~ui mercati interni ed internazionali In quelle zone, poi, dove, per la scarsezza delle risorse, la politica di sviluppo economico non ha potuto operare alcuna trasformazione di rilievo, l'elaborazione di una politica sociale sarà particolarmente delicata e difficile, giacchè non si potrà disporre di quei punti di riferimento e di quelle condizioni favorevoli costituite da quella crisi delle vecchie strutture socioculturali che l'intervento •economico provoca nelle altre zone. Complessivamente, i problemi di queste zone si riassumono nell'esigenza di ridurre il rapporto tra popolazione e risorse. Per quanto si possa cercare di razionalizzare al massimo lo sfruttamento delle risorse esistenti, e di sollecitare limitate iniziative economiche autoctone, occorrerà soprattutto favorire l'emigrazione verso le zone meridionali in fase di sviluppo, verso il Nord, verso l'estero. Più volte e da più parti si è giustamente sostenuta l'abolizione degli assurdi ostacoli frapposti ai movimenti migratori interni dalle leggi ch•e regolano le migrazioni interne e dalla legge contro l'\lrbanesimo, perchè qui ci si dilunghi ulteriormente. Basterà pertanto riaffermare quanto più volte è stato ripetuto in questa rivista: che non bisogna, cioè, lasciare che l'emigrazione assuma quei caratteri di disperata e incerta avventura che tuttora conserva. L'emigrazione è se1npre un fenomeno doloroso, ma si potrà almen·o f omire agli emigranti una, sia pure ra1pida e sommaria, preparazione sui nuovi tipi di lavoro, sulle nuove tecniche produttive, sui costumi e gli idiomi che troveranno nel paese di destinazione. [70] Bibloteca Gino Bianco
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