promesso investendo l'OECE con il progetto di Zona Libero Scambio, o con altre formule, che •permetta110 comunque di agganciare i Sei. I britannici non nascondono l'intenzione di co•nservare la propria tariffa verso i Paesi terzi; e così •di seguitare ad intrattenere normali rapporti con il Commonwealth, senza perdere il mercato europeo. I francesi, tuttavia, che, come si è visto, sono :piuttosto guardinghi ·per il timore di restare sopraffatti dalla concorrenza propria ·di simili formulazioni associative, non vedo110 con favore la s•ituazione di particolare privilegio in cui verrebbero a trovarsi i gruppi produttori britannici, restando a cavallo di due regimi preferenziali. Il sospetto ,della Francia si rafforza via via cl1e i britann•ici accentuano la propria avversione per le istituzioni sovranazionali, impostando i progetti che dovrebbero conglobare il l\tIEC in termini strettamente liberistici. Un simile atteggiamento prudenziale si s.piegherebbe a maggior ragione per il nostro Paese, per i motivi più volte esposti: una Unione Doganale senza correttivi di poli~ica economica porterebbe alla concent,razione dello svilup•po soltanto in alcune zone, generando stagnazione, se non regresso, nelle altre. Frattanto i lavori •dell'Assemblea del Consiglio d'Europa sono, stati aggiornati al •prossimo ottobre. Il tempo lavorerà per il ravvicinamento delle opposte tesi; benchè di ~ifficile gestazione, l'accordo è abbastanza proba·bile. Troppo p,reminente è l'interesse del Regno Unito, de~ Paesi Sca!1dinavi, dell'Austria e della Svizzera a non perdere definitivam~nte il mercato dei Sei; dall'altro lato, l'eventuale ritorsione degli esclusi potrebbe portare alla rottura dell'OECE e dell'UEP; ma questo creerebbe in Euro·pa un clima di frattura politica ed economica che non conviene a nessuno. Né è da escludere la formazione di altri raggru,ppamenti da contrapporsi al MEC: un progetto simile è da tempo allo studio presso i Paesi Scandinavi. Anche se dai processi di assestamento scaturirà qualche squilibrio di notevole entità, la formazione o il cons·olidamento di grandi aggregati economici e politici deve essere ritenuto sempre un fatto positivo, una spinta al progresso, un passo decisivo verso il superamento della crisi delle strutture politiche nazio·nali. GIOVANNI TERRANOVA La depressione civile Si va oggi sempre più riconoscendo in Italia, la necessità di un intervento contro la depressione civile del Mezzogiorno che si coordini all'intervento economico, nel quadro della generale politica di sviluppo delle regioni meridionali. Tale necessità è motivata dal fatto che un intervento di sviluppo avviato dall'autorità centrale incontra necessariamente tenaci [68] Bibloteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==