Nord e Sud - anno V - n. 45 - agosto 1958

né conseguentemente protezionista [siamo nel periodo anteriore al 1876'], mette in crisi le industrie e di conseguenza crea la crisi in se stesso. E come può reggersi una nazione se la sua vita economica è grama, se la sua produzione è insufficiente? Come una popolazione può trovare possibilità di lavoro e di benessere se lo Stato da una parte assorbe le scarse risorse dell'economia nazionale, dall'altra deprime quelle attività che all'economia nazionale possono dare incremento? » (III, 68). Perché questo fa lo Stato italiano governato dalla Destra: lo ha detto G. Robecchi nel 1868, e sulla autorità di G. Robecchi il Romano giura senza riserve (III, 64-69). Dopo di che, sarà lecito di esprimere qualche meraviglia quando a p. 242 si leggono le lodi di uno stato siffatto, che ha « saputo superare le gravissime difficoltà finanziarie dovute all'unificazione, e pur attraverso sacrifici gravissin1i, raggiungere l'equilibrio di un bilancio modesto ma stabile; ferrovie, strade, ordinamento ammi11istrativo, danno ora alla nazione il carattere di uno stato moderno ». Giudizio che stupisce, anche se si rinvia al Plebano; il quale Plebano poteva così giu- ,dicare perché, nonostante tutte le riserve particolari, aveva dato una esposizione largamente positiva della politica finanziaria della Destra; mentre non lo •p,uò, coerentemente, il Romano, che quella politica ha descritto in ben diverso modo. Ma nella sua lettera il Romano fa, mi pare, un passo avanti rispetto a ouel che aveva scritto nel libro. Ricco di una scienza che ha tutta l'aria .I. di essere di recente acquisto (e cl1e sembra derivata da qualche lettera o conversazione con Leo Valiani: il quale, naturalmente, non è per nulla responsabile degli svarioni del suo improvvisato e sprovveduto allievo), egli ci :rifila adesso una paginetta di banalità sulla funzione della Borsa nella raccolta dei capitali per gli investimenti « nelle società azionarie, nelle imprese ferroviarie, di costruzioni navali, di navigazione marittima e fluviale ecc. >. Dalla quale paginetta si raccoglie che sulla generale ignoranza del Romano in queste faccende, galleggia tuttavia una idea, profondamente sbagliata: che il problema della accumulazione del capitale si identifichi con quello della mobilitazione delle risorse cc finanziarie » del paese, quando è ovvio che la raccolta dei mezzi finanziari concretamente utilizzabili non è che una proiezione di quel processo di accumulazione dei capitali cc reali » che ad es. si è cercato di studiare nelle pagine precedenti. Il Romano oltre tutto ha idee assolutamente sbagliate - o meglio 110n ha alcuna idea - della funzione svolta dalle banche nel periodo da lui studiato. Può darsi che « nell'Italia della Destra l'accumulazione del capitale aveva luogo ... nei modi descritti a grandi tratti dal Marx »: ma questi modi non sono quelli favoleggiati ~al Romano. È vero che il lavoro da me condotto è stato facilitato (ma in realtà reso per certi aspetti più complesso) dalla indagine condotta dall'ISTAT sul . reddito nazionale dopo l'unità, che non era ancora uscita quando il Romano [54] Bibloteca Gino Bianco

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