Nord e Sud - anno V - n. 45 - agosto 1958

1era Ìnteressata nella Rete Mediterranea; e ad essa si appoggiavano le Ferrovie secondarie, le Ferriere di S. Giova11ni, la Impresa di costruzioni metalliche di Napoli, la Società veneta per imprese e costruzioni pubbliche, la impresa edilizia di via Giulia e Picca Pietra di Genova, il Credito agrarìo del Lazio e ben 650 esattorie; oltre al Risanamento, alla Terni, e alla Cassa sovvenzioni già ricordate: <<••• in sostanza - osserva ·il Pantaleoni - ora direttamente, ora indirettamente, all'uno o all'altro di questi due istituti si appoggiavano, in qualche misura, quasi tutte le intraprese italia11e » (172 ). Ma, accanto a quella delle banche, non va dimenticata l'azione dello Stato, •che ebbe un peso decisivo nel determinare le vicende dei fondamentali ~ettori della siderurgia e della meccanica. Era tradizionale in Italia l'intervento dello Stato per lo sviluppo di questa industria, fin dal tempo del-- l'azione spiegata dal Cavo11r per l'incremento dei cantieri Ansaldo (173 ); e già abbiamo visto come nel 1876 su 35.600 operai dell'industria meccanica, 20.000 la,,orassero in officine dipendenti dallo Stato. Ma decisiva fu soprattutto l' azio11e statale per la creazio11e delle grandi acciaierie di Terni, voluta segnatamente dal Brin, per ragioni militari ancor più che economiche. Nel 1871 la ditta Lucowich & C. aveva costruito a Terni due altiforni, specializzandosi poi nella fabbricazione dei tubi. Le successe, nel 1879, la Società in accomandita per azioni Cassian Bon & C. che diede all'impresa un gran,de impulso. Nel 1883 una Commissione navale presieduta appunto dal Bri11 visitò gli stabilimenti e ne suggerì l'ampliamento. Il governo incoraggiò dunque l'intervento <li alcuni capitalisti perché assumessero e sviluppassero lo stabilimento. Pertanto, il 10 marzo 1884 la Cassian Bon & C. si trasformava nella ano,nima Alti Forni, Fonderiè e Acciaierie di Terni, con u·n capitale di 3 milioni (di cui 2.400.000 rappresentati dal conferimento del patrimonio dell'antica società). Un mese dopo il capitale veniva portato a 6 milioni, poi a 12 (1885) e a 16 (1886). La società inoltre aveva emesso obbligazioni per una uguale cifra (4 milioni di esse furono però trattenute presso il Credito Mobiliare che, con la Banca Generale, ebbe una parte importante nel finanziamento). Ma ( 172 ) M. PANTALEONI, La caduta della Soci'età Generale di Credi'to Mobiliare ltal~·ano, nei suoi Studi Storici di Economia, Bologna, 1936, pp. 218-19, 293-98. ( 173 ) Cfr. E. GAzzo, I Cento Anni dell'Ansctldo, 1853-1953, Genova, 1953. [36] Bibloteca Gino Bianco

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