, h gerarchia della Chiesa preferisce accordarsi con la gerarchia del partito :_ piuttosto che coi « liberi tiratori » avversari della Direzione. t Alla vigilia delle elezioni la posizione di Fanfani - risultato della dinamica delle forze in contrasto .oltre che di ordinate manovre - era già tale che sfidarla vittoriosamente ·poteva apparire impossibile. Gli avversarj di destra e di centro-destra, entrando in Direzione, avevano tentato di salvare un minimo di potere di controllo, che garantisse se non altro qualche posizione personale, ma non potevano altro. Oltre tutto, la logica unitaria imposta dall'imminenza delle elezioni lavorava contro di loro: essi erano costretti a battersi per il successo del partito quando non poteva non essere ben chiaro ad ognuno che il successo del partito era anche il successo politico di colui che faceva figura di leader. D'altra parte l'evoluzione e quasi si direbbe la maturazione del programma politico fanfaniano aveva spuntato nelle mani dei suoi avversari le ultime armi: la critica di Fanfani non colpiva più ormai il centrismo in sè, nia una forma degenerata di centrismo, che s'era incarnata in certo modo nel quadripartito e che s'era consumata definitivamente nelle esperienze di Scelba e di Segni. E la sua formula politica, messa da parte ogni illusione di maggioranza asso.. Iuta, era quella di ,2,n cent~~s~~ ~~?g,rammatiço e del1e aUeanze « omogs11.ee ». A questo modo Fanfani metteva da parte l'ossessione degli epigoni ' di De Gasperi della copertura su entrambe le ali, e portava il partito allo scoperto, operando la scelta delle alleanze senza averne l'aria. Bastava, infatti, che il P.L.I. non fosse più trattenuto da impegni di governo perchè la sua fede liberistica si manifestasse appieno e perchè la tentazione della opposizione conservatrice, così a lungo dominata, lo portasse ad una violenta polemica antidemocristiana e agevolasse perciò la chiusura sul centrodestra che Fanfani voleva: e non era necessario essere profeti per prevedere tutto ciò. Appunto durante la campagna elettorale nè Pella nè Andreotti potevano obiettare cosa alcuna, dal momento che avevano approvato i] programma e dal momento che la D.C. in apparenza subiva più che provocare gli atta.echi liberali. Pella poteva certo spezzare qualche lancia in favore dell'iniziativa privata e lo faceva in effetti con quella genericità rotonda ch'è pr.opria della sua oratoria: ma ciò non avrebbe avuto nessuna conseguenza politica dopo le elezioni e per il momento non dispiaceva, potendo per.fino servire a riparare qualcuna delle devastazioni operate· da Malagodi. Parimenti i dottrinari del centrismo restavano senza possibilità [17] Bibloteca Gino Bianco
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