Nord e Sud - anno V - n. 45 - agosto 1958

I piesse in sè quella rivoluzione che avevano compiuto tutte o quasi le forze politiche europee degne del nome. Molti si sono chiesti se De Gasperi scelse Fanfani per bruciarlo o ebbe veramente fiducia in lui, dimenticando che in un partito, alla fin fine, si vengono a creare certi rapporti di forza che hanno la loro importanza. Sarebbe forse più logico chiedersi se D,e Gasperi accettò Fa~ani sicuro che si sarebbe bruciato o perchè, ponendo il problema cui si è accennato al di sopra di ogni altra considerazione, ritenne che il vecchio oppositore, · per le doti di ·eccellente organizzatore di cui aveva dato prova, per la duttilità e il senso pratico mostrati con la continuità nell'opera di collaborazione al governo dopo il ritiro di Dossetti, fosse l'uomo giusto. Comunque, scelta o accettazione che fosse e quali che fossero le ragioni dell'una o -dell'altra, la cosa conta meno di quello che si immagina; quello che conta, invece, e che è estremamente significativo, è che alla direzione del partito si trovasse un uomo che del par~ito stesso aveva una concezione alquanto diversa da quelle della più parte d,ei nota1 bili, che per tale ,concezione si era battuto un tempo proprio contro il centrismo di De Gasperi e dei suoi seguaci, che infine teneva a c ara,tterizzare assai precisamente la · posizione della sua corrente. b-metà del 1954 si trovavano, per così dire, · riuniti e pronti a spiegare la loro forza tutti gli elementi della crisi e dell'evoluzione della D.C. negli anni successivi; e v'erano anche tutti i protagonisti: i tecnici dell'apertura a destra, i dottrinari del centrismo quadripartito, i teorici di una ricostruzione ab imis e di una riqualifìca- ·zione del partito. Al Congresso di Napoli poteva sembrare che l'accordo regnasse tra tutti e che ogni urto sarebbe stato impossibile grazie al continuo arbitraggio di De Gasperi; e si è pensato che l'impreveduta fine ·dell'uomo di stato, facendo venire meno un tale arbitrato, abbia prodotto la crisi. In realtà nessun prestigioso demiurgo avrebbe mai potuto impedire le frizioni e gli urti e le tempeste politiche che ad essi si accompagnarono: ·poichè e frizioni ed urti e tempeste politiche erano la conseguenza delle ·posizioni che i protagonisti avevano assunto, della contraddizione insanabile tra il dinamismo imperioso e la tendenza delle esigenze di partito ad imporsi ad ogni aJ\tra considerazione da una parte e le necessità combinatorie imposte dalla form11la di governo e la tentazione dell'immobilità .dall'altra. De Gasperi e lo stesso F;anfani ebbero a momenti l'intuizione vaga di questa contraddizione e di quanto essa fosse depotenziante e peri- [IIJ Biblotecé ino Bianco

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