Nord e Sud - anno V - n. 45 - agosto 1958

profitto dei moti spontaneamente sorti nel paese in seguito all'attentato a Togliatti per in1padronirsi del potere con la rivoluzione; o an1 cora, come alternativ~ a questa presa di possesso totale dello stato, la possibilità di inserirsi nella ricostruzione economica iniziatasi in ItaliJ con un riformismo gradualistico, in modo da giovare con un metodo più tradizionale e. tuttavia non privo di efficacia alle masse popolari e insieme di pesare nella direzione politica del paese. I ditigenti della sinistra italiana avrebbero sprecato tutte queste possibilità, avrebbero annullata la spinta che veniva dal basso, dai ceti proletari, sf che alla fine degli anni '45-'48 si sarebbero trovati con1e stranieri in patria, in un paese in cui, per loro colpa, le istanze di rinnovamento erano politicamente inoperanti: << vi sono pochi esempi nella storia di di una opposizione fortissima, in un paese che attraversa una fase particolarmente importante della sua evoluzione, che incida in misura tanto insignificante in senso progressivo, e che contribuisca in cosf alta misura a favorire un assetto quanto più possibile conservatore, come l'opposizione comunista che inizia nella primavera del 1948 ». ~ Tutta la politica del Fronte Democratico Popolare fu, a giudizio di Galli, sha• gliata e rovinosa, perché fu tutta fondata su una serie di errori di valutazione iniziali, l'uno più grave dell'altro. Innanzi tutto i socialcomunisti sbagliarono nel valutare la situazione economica ita-• liana, che essi credettero alla vigilia del marasma, laddove era alla vigilia di un capovolgimento della congiuntura; sba.. gliarono, resi ciechi dalla loro ideologia, nel valutare le effettive intenzioni del ceto ' capitalista ', che essi credettero pronto a giungere fino alle serrate pur di opprimere la classe operaia, e che in- · vece stava operando la conversione definitiva dell'economia italiana e stava preparando, con l'appoggio del governo, le condizioni della futura espansione; e sbagliarono, finalmente, nell'accettare la famosa definizione sovietica della situazione mondiale nel '4 7-' 48, la definizione per così dire zdanoviana: essere imminente, cioè, una delle piu gravi e deva· stanti crisi del capitalismo mondiale, una crisi di autodistruzione; essere il piano Marschall l'espressione di tale congiuntura, lo strumento di cui il capitalismo più aggressivo, quello americano, si serviva per esportare la crisi in Europa ed insieme il momento dell'estremo attacco di tutte le forze reazionarie e fasciste con•· tro la grande patria del socialismo. I comunisti italiani, i quali parevano avere idee alquanto differenti e che comunque avevano piani di azione assai diversi da quelli dei loro colleghi sovietici, dovettero alla conferenza del Cominf orm (si veda adesso l'agile ed interessante volumetto di Eugenio Reale, Nascita del Comi·nform, Mondadori, Milano, 1958) fare proprie simili balordaggini e insieme farne le formule di battaglia dell'alleanza frontista. Mentre i socialisti, che avrebbero dovuto riequilibrarè il Fronte, in modo da non farlo apparire soltanto uno strumento di appoggio della politica estera sovietica, vennero meno, clamorosa· mente, a questa funzione. E certo a leggere oggi, a dieci anni di distanza, la - prosa dei Basso, dei Morandi, dei Nenni, viene voglia di chiedersi se per caso un attacco di demenza collettiva non avesse stravolto le menti dei dirigenti sociali- [125] .Biblot~ca Gino Bianco

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