consentito - non sto in questa sede ad indagare (il fenomeno del resto è' stato troppo a lungo studiato e analizzato per necessitare di ulteriori sondaggi); mi limiterò qui ad osservare che la coltura estensiva e l'urbanesimo contadino sono fattori interdipendenti, che si influenzano reci,procamente. I mali che ne derivano sono tanto gravi e palesi che non si poteva alla lunga non cercarne dei rimedi; i quali dovevano necessariamente consistere nei reiterati tentativi fatti in diverse epocl1e, tendenti a riportare e radicare i contadini alla terra. Sulla giustezza di un indirizzo siffatto non mancano testimonianze autorevoli; mi limiterò a citarne una recente, che apre una pubblicazione dedicata al problema delle Case rurali, e che si deve ad un dirigente dell'EFT AS (1 ): « l'i11sediamento umano, - si legge nella prefazione del volume - è conditio sine qua non della buona riuscita di ogni trasformazione agraria ». Condizione essenziale, assoluta, primaria du.nque. Ed infatti nella costruzione di case e borgate rurali si sono impegnati gli Enti di bonifica, di trasformazione, di riofrma, che ne hanno fatto il punto centrale dei loro programmi e vi l1anno destinato la maggior 1 parte dei fondi messi a dis,posizione, come si legge a pagina 36 del Bila·ncio della Cassa per il Mezzogiorno per l'esercizio 1955-56: « l'onere maggiore resta sempre quello della costruzion di case e servizi annessi ». Convinto della importanza del problema delle case rurali, e della giustezza degli indirizzi adottati dagli Enti, ho voluto raccogliere qualche dato per aver modo di vagliare il già fatto, e porlo da un lato in rap•porto ai risultati ottenuti, dall'altro a quelli ancora da co,nseguire. Ahimè! La maggior parte degli Enti i11teressati non ci illumina molto in proposito, o perchè non pubblica i bilanci, o perchè, se li pu1bblica, non li mette a disposizione degli studiosi. Le poche notizie che sono riuscito a procurarmi risultano incomplete, ,nè si può procedere alla comparazione ed integrazione delle une con le altre, perchè nelle fonti da cui sono state desunte vengono usati parametri diversi: ed una fonte parla di « vani », una altra di cc case », e un'altra ancora di cc fondi stanziati ». Una sola cosa è tristemente certa: le costruzioni rustiche sono molto indietro sui pa·ni di avanzamento; e questo spiega - od almeno aiuta a comprendere -. come mai l'intera o,pera della riforma tardi tanto a produrre i suoi frutti. Si può anzi asserire, non senza rincrescimento, che il ·primo scopo della riforma, che consisteva appunto nello stabilirsi di un vincolo affettivo dell'assegnatario con la sua terra media:nte la sua casa, è ben lungi dall'esser~ stato raggiunto. La creazione di una nuova crescente categoria di piccoli ( 1 ) Ente per la trasformazione fondiaria ed agraria in Sardegna, che nel 1956 ha edito un volume pregevole e ricco di notizie. [117] Bibloteca Gino Bianco
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