Alla prova del nove di un cattolicesimo abbastanza ufficiale il giudizio sulla religione pasternakiana è dunque un giudizio di sospensiva; ma, nella sua cautela, si rivela onesto e per quanto possibile scrupoloso. Altrettanto cauto è Vittorio Citterich (cfr. Il Popolo, 7 febbraio 1958): nemmeno per lui, come per il padre Floridi, « si può dire che Pasternak sia, senz'altro, un credente. Il fatto è però che egli afferra la necessità di questa rivalutazione (11 ), scorge la sua origine religiosa, trova il senso della libertà cristiana». E, in polemica con Salinari, Citterich afferma che Salinari « ha torto ... quando non riesce a distinguere questo fatto nuovo da un generico decadentismo individualistico». In un altro gior~ale cattolico (Il nostro tempo di Torino, 9 gennaio 1957) abbiamo letto un articolo di Valerio Volpini: è piuttosto un'esposizione che una valutazione critico-ideologica e non presenta elementi di particolare originalità, salvo forse la proposta di << cogliere nella figura del protagonista l'allegoria, l'immagine figurativa, del popolo russo nei suoi caratteri, nella sua condizione e speranza». Per il resto, il Volpini tende precipuamente a sottolineare tutto ciò che nel Dottor Zivago rappresenta una continuità rispetto alla grande tradizione del romanzo russo, trascurandone invece quegli aspetti che altri ha individuato come novità sostanziale. Più di lui mostra di riconoscerli - o, meglio, di sentirli implicitamente - Paolo De Benedetti (cfr. Leggere, marzo 1958) ·quando si sofferma sui già accennati «difetti» del romanzo (la mancanza di unità, l'intreccio di storie ora abbandonate, ora riprese a fatica dal lettore, la scarsa << visibilità » dei personaggi). « Sarebbero difetti - egli dice - in un altro libro, nel libro-documento, nel libro-cronaca che avrebbero scritto gii altri, gli amici di Zivago rieducati nei campi di lavoro e che 'scambia~ vano per universalità umana quel semplice ricalcare i sentimenti prescritti '». Il De Benedetti non spiega molto interesse nella valutazione (.ti) 11 Citterich è il solo cnt1co che, a proposito di Pasternak, di quel suo .rivendicare il primato dell'individuale, abbia pensato ad un a•ccostamento a Emmanuel Mounier. Se Mounier fosse stato ancora tra noi - egli scrive fra l'altro - avrebbe avuto le frasi più convincenti per raccogliere il messaggio spirituale che è venuto all'Occidente, alla nostra distratta cultura occidentale, dalla Russia di oggi ... Perché Mounier non perdette mai la speranza, era certo che la storia del n0stro tempo ci avrebbe riservato sorprese di questo genere». [106] Bibliotecaginobianco
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