Nord e Sud - anno V - n. 45 - agosto 1958

\ - sia pure in modi intensamente sofferti e originali - nell'irrazionalismo, nelle suggestioni mistiche, nell'individualismo più esasperato». Pasternak sarebbe dunque un « misticheggiante - di un misticismo senza Dio, se volete>>: l'erede del « realismo ottocentesco», il vero nipotino di Tolstoi è Sciolocl1ov, che il direttore del Co1itemporaneo giustappone polemicamente a Pasternak. Il Silinari non sa (per sua fortuna) spingere fino in fondo la violenza al proprio buon gusto di lettore e ammette che << nei , limiti di una poetica decadente, l'arte di Pasternak in questo romanzo raggiunge dei valori che superano forse quelli della sua lirica precedente>>. Tuttavia conclude: « ..• preferiamo Sciolochov. Perché l'arte di Pasternak ci pare un'arte rivolta indietro, al passato: un tramonto, anche splendido in certi casi, ma pur sempre ~n tramonto». Di parere esattamente opposto a quello di Salinari, quanto al preteso decadentismo di Pasternak, è il critico del settimanale della CGIL, Giovanni Terra. Egli ricorre all'autorità (cfr. Lavoro·, n. 1, 1958) •di Gyorgy Lùkacs, ossia - come l'articolista spiega ai suoi lettori operai - « il maggiore critico .vivente del realismo critico e del realismo socialista». Secondo Lùkacs, << perché un'opera non deb·ba essere consider~ta decadente ma nel grande filone del realismo, basta il riconoscimento in essa di una prospettiva di sviluppo del destino dell'uomo, il sup•eramento clell'angoscia di fronte alla realtà». Rispondendo pertanto Pasternak a questi requisiti, poiché << non ha ' un atteggiamento verso la .realtà di cui l'angoscia sia l'espressione emotiva'», si conclude che Pasternak non è un decadente. Sul giornale del sindacato pertanto gli operai comunisti hanno potuto leggere una entusiastica presentazione del romanzo condannato ideologicamente dal settimanale culturale del partito: e tra i due critici -colui che esce meglio dal co11fronto è il Terra, nel cui articolo si respira una vera aria di spregiudicatezza, ravvivata da un'arguzia finale: << se è vero che ' non si vive di solo -pane', nella letteratura sovietica 'non si vive più di solo Dudintsev '. C'è anche Pasternak, questo Amleto sovietico... ». Altri interventi critici apparsi sulla stampa di sinistra non hanno la stessa spregiudicatezza: da Giuseppe Bartolucci (cfr. Avanti! di Milano, .6 febbraio 1958) ci si sarebbe aspettati qualcosa di più della constatazione che Il dottor Zivago « è un'espressione della rivoluzione russa come i [100] Bibloteca Gino Bianco

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