delle campagne, e allora si capirà quanto l'Abruzzo necessiti di u·na politica coraggiosa e coordinata da parte dello Stato. La relazione cha accompagna il disegno di legge offre un efficace e realistico quadro dell'ambiente fisico che si Vllol modificare, ma sfiora appena i pro,blemi um·ani con11essi a tale stato di cose, forse perchè non è difficile intuirli. Noi, invece, vogliamo qui soffermarci ad esaminare taluni aspetti sociali del problema abruzzese, quelli che più manifestamente sembrano condizionare le possibilità di ripresa e di progresso della nobile regio.ne. Cominciamo dal fenomeno mi,gratorio. L'emigrazione ha avuto un suo pes·o nel destino dell'Abruzzo, _manon è mai rius•cita ad attenuarine la miseria. In questa terra, su una popolazione attiva di 706.056 a'bitanti, la percentuale di espatri - che nel 1901 toccò la cifr~ record di un decimo, circa 69.000 persone - anche se è andata progressivamente diminuendo, permane sempre elevata. Nelle statistiche del 1956, la regione abruzzese figura al terzo posto per numero di emigrati, subito dietro la Campania e la Calabria. La flessione verificatasi negli ultimi decenni è una conseguenza della forte diminuzione di natalità verificatasi nei due periodi bellici della prima e della seconda guerra mondiale. Ancor oggi, su cento abruzzesi, soltanto venticinque sono ragazzi' inferiori ai 15 anni: questa sia per l'elevata mortalità infantile, che è ancora un triste retaggio di tutto il Mezzogiorno, sia per la lo1 ntananza spesso pluriennale degli u·omini adulti. · Questa dell'allontanamento per molti anni dal p,aese di origine resta una delle caratteristiche più vive dell'emigrazione abruzzese; ed essa è - no•n se·mbri un paradosso - la dimostrazione dell'attaccamento alla terra di origine. P·erchè aspirazione comune dell'emigrante a9ruzzese resta ancora quella di guadagnarsi all'estero, magari attraverso ìunghi anni di sacrificio, il necessario per comprarsi la casa e il fondo nel paese di nascita. L'abruzzese infatti propende per la terra, anche se essa è ingrata. La produzione lorda vendibile nell'agricoltura, riferita ad ettaro di superficie agraria è stata di 95.046 lire contro 124.375 della media nazionale, mentre in . 1.lcune regioni si è giunti a 245.807 (Emilia), a 253.415 (Lom·bardia), ed a 236.285 (Veneto). Con una popolazione che, nel 1956, incideva nella misura del 3,43 per cento sul totale nazionale, la regione Abruzzese-Molisana ha prodotto un reddito complessivo che sul totale nazionale figurava solo per l'l,80 ·per cento. Quello cl1e è peggio, mentre il reddito medio pro capite nel 1952 rappresentava il 57,2 di quello italiano, nel 1957 l'indice è sceso a 52,4 come ·si è dettò. E inoltre se nel 1952 l'indiGe del reddito pro capite della Regione abruzzese-molisa·na era di 57,2 e quindi maggio,re di quello medio di tutto il Mezzogiorno che era 53 è salito a 54,07 (e cioè rivela il miglioramento complessivo), mentre quello dell'Abn1zzo è sceso al disotto di quello di tutto il Mezzogiorno. Ma è certo impressionante l'andamento del fenomeno generale dal 1952 [84] Bibloteca G.ino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==