tutta l'area sarà attrezzata e quin·di avrà assunto valori urbanistici, di realizzare in quella parte centrale una lucrosa speculazione edilizia. La domanda che a questo punto è affiorata fra gli intervenuti al dibattito è stata: quali attività svolgeranno gli a·bita11ti del nuovo quartiere? Infatti, se le fònti ·di vita e di reddito saranno ubicate nel centro di Bari, il quartiere diverrà un classico esempio di « città-dormitorio », in cui la popolazione a·biterà soltanto nelle ore notturne, mentre ,per la ·propria attività sarà costretta a trascorrere la propria giornata altrove. lVIa questa non è una delle tante obiezioni che si possono muovere: in effetti, il vero problema che non si è affatto pensato di risolvere, e che pregiu·dica tutto l'avvenire del futuro nucleo è la coordinazione, anzitutto economico-sociale, e quindi urbanistica, con la vita del territorio gravitante .intorno alla città di Bari, e che costituisce un'area iµ fase di rapida evoluzione. Perciò l'impianto di una nuova cittadina non potrà non avere una sensibilissima influenza sullo svolgimento di questa evoluzione; e viceversa la forte spinta verso un sempre più accentuato sviluppo economico di tutta l'area barese agirà sulla vita e sull'avvenire ·del previsto aggregato residenziale, con conseguenze imprevedibili. . Tutto ciò è stato affidato al caso, e non si è cercato di coordinare veramente il quartiere in un più vasto quadro, che facesse della iniziativa CEP un fattore positivo per l'avvenire di tutto il territorio. A ciò non si è pensato affatto: quando, durante il dibattito è apparsa evidente l'esigenza di un inserimento in u11a pianificazione del territorio, il relatore Carbonara, che era anche il coordinatore del gruppo di professionisti che ha redatto il progetto, non ha saputo rispondere meglio che con una boutade: « di questo passo - ha infatti risposto -- saremmo costretti a pianificare prima il comune, poi la regione, poi la nazione, poi tutto il mondo » • Ed ha proseguito affermando che la sua preoccu,pazione era stata quella di concepire il quartiere come una statua, da conservarsi immutata attraverso il tempo. Alla stessa preoccupazione, di conservare inalterata quella che fin d'ora evidentemente si considera già come opera d'arte, prima ancora della sua realizzazione, si è richiamato il sovrintendente alle Belle Arti, proponendo un vincolo cinquantennale; in una regione in cui si vanno de1nolendo i trulli, o si vanno infilando i cinematografi nuovi nelle mura dei castelli antichi, questa appare come una p,reoccupazione per lo meno fuori luogo! Ma una città non è una statua; è un essere vivente di vita • prop,r1a, a meno che non la si voglia pensare, già in partenza, come una astratta forma architettonica o urba11istica, senza preoccupazioni di ciò che faranno gli abitanti; i quali, evidentemente, adatteranno, trasformeranno, consumeranno quella forma secondo le proprie esigenze e necessità, e secondo la vita che vi dovranno cond11rre. Perciò è necessario individuare quale [78] Bibloteca Gino Bianco
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