Nord e Sud - anno V - n. 44 - luglio 1958

inclined to regard industry and public construction in these circumstances as a parasistic growth that has to be supported by levies on the rural economy - and we can see that there is some _ground for this complaint >> ( 24 ). E vedremo tra poco che anche per l'Italia è. possilbile ricordare interessanti esempi di tali critiche di parte conservatrice. Queste considerazioni preliminari son.o destinate a sgombrare il terreno per l'indagine che qui si cercherà di compiere intorno agli effetti della unità politica, quale si è , realizzata nel 1861, sullo ·sviluppo capitalistico in Italia. Si è voluto assumere quella data come e< terminus a quo >> della nostra ricerca non solo per evitare i rischi, sottolineati dal Gerschenkron, l di un eccessivo ampliamento cronologico del processo di accumulazione pri1nitiva - anche se mi par che questi rischi, per le ragioni anzidette, siano parzialmente evitabili; ma sopratutto perchè quando si discorre della ~fficacia del Risorgimento come premessa a un moderno sviluppo della vita italiana (ed è inutile sottolineare che non della sola economia qui si tratta, ma in fondo di tutta la vita civile del 'paese), occorre guardare ad esso non tanto nella fase dell'attesa e della preparazione quanto in quella della realizzazione e delle opere. L'unità politica è stata in effetti lo strumento principale che la classe dirigente risorgimentale ha foggiato per la creazione di un'Italia ~oderna: ed è dunque in qt1esto quadro che l'Qp~ra di quel ceto dirigente va giudicata, e non in quello ristretto e limitato della vecchia Italia austriaca e borbonica. Come e< tèrminus ad quem >> se è scelto il 1887, sembrando che con quella data si apra una nuova fase nella storia dell'economia italiana, risultante bens1 dalle premesse .poste nel trentennio precedente, ma ormai assestata su basi che resteranno invariate anche durante la rivoluzione industriale della età giolittiana. sullo sviluppo economico dei paesi arretrati, Torino, 1958, pp. 269-304. Ma è da rilevare che le conclusioni del Marrama, esposte per altro in termini di « possibilità», e non di rapporti logicamente necessari, presuppongono una misura di intervento statale impensabile in un quadro ottocentesco, e poggiano soprattutto sulla possibilità di trasformare i vecchi investimenti improduttivi delle classi ricche in investimenti produttivi, la quale, come mostra per es. lo sviluppo storico italiano, è realizzabile anche senza una redistribuzione della proprietà terriera, e quindi senza la riduzione dell'ammontare complessivo d~l risparmio che questa invece comporta (cfr. ivi, spec. pp. 286, 295-96, 300). (24) NURKSE, P· 55. [20] Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==