Nord e Sud - anno V - n. 44 - luglio 1958

mostrarsi a quella rosta; un'ombra che apparve un attimo enorme poi bruscamente diminuì di volume e prese consistenza ». L'entrata in scena della bestia è, come si vede, realizzata senza impiego di molti mezzi, con lucida essenzialità. Comunque la scena incomincia subito a riempirsi dei particolari del1' azione di Tombo, è come il suo « a solo ». La scimmia si avvicina all'altare e, con gesti goffi eppure precisi e come accuratamente preparati, incomincia il suo rito sacrilego: una celebrazione della Messa. « Diede infine di piglio al sacro corporale che tuttora gli pendeva dal braccio ma non per coprirne i due primi oggetti, sibbene per buttarselo alla brava sulle spalle. Così parato, s'aggirò alquanto attorno a quelli con passo che si sarebbe detto di danza; saltò alcune volte a piè pari, precipitosamente, battendo forte con le piote il piano. Venne al sacro calice,. che prese mantenendosi di spalle al luogo dei fedeli, guardando ossia il ciborio lo elevò; lo riposò; fece un mezzo giro su se stesso, allargò le braccia, ma senza troppo discostare i gomiti dal corpo con le palme aperte; si rigirò di nuovo verso il sacro calice, di nuovo lo elevò... ». Ma il colmo della tensione non è ancora raggiunto : il ribrezzo e l'orrore che circolano nella scena si scaricano nel gesto sconcio con cui l'animale conclude la sua messa: << colto da improvvisa necessità, Tombo lasciò cadere il sacro calice a ruzzolar pel piano; e, contro uno spigolo del tabernacolo.... devo pur dirlo in qualche modo, scompisciò l'altare». Subito dopo il tono del racconto decade nello sforzo dello scrittore di trovargli una soluzione originale: così le pagine dedicate alla disputa teologica tra il vecchio abate e il giovane sacerdote sulla colpevolezza della sci.mia, sono un puro sfogo oratorio, freddissime sotto il profilo dei sentimenti contrastanti che dovrebbero esprimere. Lo scrittore ritrova il registro felice nella descrizione della uccisione del povero Tombo compiuta da Nena, con fanatico furore, come per eseguire la condanna spettante all'animale per avere insozzato gli abiti e la funzione del sacerdote .... Liberato il prigioniero, gli avevano prima dato un buon boccone, uno dei suoi preferiti. E ora lo accarezzavano, Tombo, com'erano use talvolta, gli facevano il solletico alla pancia, al petto, la dove non aveva quasi vello, tenendolo rovesciato sul tavolo con le braccia aper te, pari al Caif as di Dante; lo chiamavano coi suoi più dolci nomignoli. Ma esso non sembrava lasciarsi ingannare e girava rapidamente lo sguardo, ora disperato, ora supplichevole ... ». Il racconto si conclude, dopo la mort~ di Tombo, come spegnendosi in un tono più mesto, nella descrizione del camposanto ove sono sepolte le due zitelle. È questo, ci sembra, un racconto· dei più belli di Landolfi, in cui egli riesce ad avvicinarsi di più ai modi tradizionali della narrativa. Non c'è grande unità di tono, ma le stonature sono ridotte al mi- ' nimo da quell'andamento tra fiaba e grottesco sapientemente dosato nel corso ddla narrazione: è anche raggiunto un equilibrio felice tra l'aspetto didascalico, intellettualistico (come nella ricordata scena della disputa teologica) e l'aspetto fantastico della personalità dello scrittore. Curiosità e motivi di ordine letterario vengono liberati nella creazione di figu·re (come qµella di Tombo) perfet- [126] Bibloteca Gino Bianco

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