poi procedere all'operazione inversa all'improvviso lancio di un qualche Sputnik! Del resto, lo scompiglio che ha percorso le file degli intellettuali comunisti può forse ·condurci a qualche positiva conclusione. Ormai sem·bra si p_ossadire che il marxismo, anticipatamente scacciato dalla cultura italiana, e rientratovi tumultuosamente in un periodo agitato della vita del nostro paese, ha subito in questi anni la sua crisi di maturazione italiana, liberandosi dagli elementi eterogenei che si era frettolosamente associato, e anche, in parte, da certe .incongrue pretese e atteggiamenti innovatori che hanno un sapore alquanto anacronistico in un ·paese di cultura moderna a metà del XX secolo; e che ormai esso debba considerarsi una componente « normale » della cultura italiana come di tutti gli altri paesi occidentali, priva di effettive possibilità egemoniche, ma tuttavia destinata a svolgere a 4 ncora una funzione di stimolo e di controllo, di indubbia utilità. Non si tratta dunque di scatenare « battaglie di annientamento )) contro di esso : ma di meditarne gli apporti e di vedere di inserirne i risultati nel complesso tessuto che la nostra cultura viene continuamente lavorando sull~ base di più moderne e varie esperienze. Ed è proprio in questo spirito che qui si vorrebbe riprendere l'esame delle tesi gramsciane sul Risorgimento, in relazione a un tema di fondamentale importanza per la nostra storiografia come quello dello sviluppo del capitalismo nel nostro paese. Fin da ora occorre chiarire tuttavia che la funzione di stimolo che indubbiamente la tesi del Gramsci esercita ai fini della ricerca storica, non elimina il suo carattere fondamentalmente pratico-politico, né legittima, mi sembra, una sostanziale distinzione tra essa e le altre manifestazioni ·del << revisionismo risorgimentale)>. Il Cafagna ha· osservato, in un eccellente articolo ricco di preziose osservazioni, che a differenza del Gobetti e del Dorso il Gramsci si è sforzato di fondare << scientificamente >> la sua azione politica, costruendola sulla base della analisi storica della questione agraria italiana (5 ). Ma in fondo questa analisi rimane sostanzialmente intellettualistica (6 ), non meno delle impostazioni dorsiane o gobettiane della conquista regia ecc., e priva di quei riferimenti empirici, di quel (5) L. CAFAGNA, pp. 1017-1022. ( 6 ) Come riconosce, in parte, lo stesso CAFAGNAp, . 1019 nota 4. (10] Bibloteca Gino Bianco
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