Nord e Sud - anno V - n. 43 - giugno 1958

Tuttavia, l'emigrazione n.on su-pera le 60.000 unità all'anno; e il numero dì coloro che vogliono emigrare, come anche la percentuale dei disoccupati, diminuisce continuamente. La istituzione della CECA non ha fatto che accelerare, a partire da] 1952, tutti i processi che tendono ad equilibrare la domanda e l'offerta di occupazione nell'industria pesante. L'esistenza stessa della Comunità ha modificato taluni dati fondamentali del problema delle migrazioni. Per rimediare alle conseguenze derivanti dalla attuazione del Mercato Comune - e dalla introduzione di processi tecnici o di nuovi impianti che provocano una sensibile riduzione del fabbisogno di manodopera e determinano difficoltà nel reimpiego della manodopera resa così disponibile, sono stati previsti particolari meccanismi di riadattamento. Essi consistono essenzialn1ente nella concessione di indennità di licenziamento e nella copertura delle spese di riadattamento professionale e di nuova sistemazione; e permettono ai lavoratori di affrontare con minori preoccupazioni le conseguenze dell'evoluzione economica e tecnologica, mentre stimolano lo sviluppo della n1obilità del lavoro. Inoltre, il Trattato istitutivo della CECA ha previsto il libero impiego della manodopera << di qualificazione confermata >> nelle occupazioni operaie relative ai settori del carbone e dell'acciaio. La decisione intergovernativa sulla libera circolazione della manodopera, adottata 1'8 dicembre 1954 e conclusa in applicazione di queste ultime disposizioni del T'rattato, ha interessato circa 350.000 lavoratori. Dal canto loro i singoli paesi membri della CECA hanno cercato sem-- pre più di compensare gli inconvenienti del sovrappopolamento adottando misure legislative ed economiche per l'industrializzazione delle regioni sottosviluppate. Basti menzionare le esperienze italiane della Cassa per il Mezzogiorno e quelle francesi del Fondo nazionale per la sistemazione del territorio. I risultati sono stati spesso eccellenti. Tuttavia, anche se tuttti gli sforzi intesi a rianimare dal punto di vista economico le regioni depresse fossero coronati da pieno successo, la mobilità dei lavoratori in seno ad un paese continuerebbe ad essere un fattore di ulteriore sviluppo economico. ' Infatti, per quanto in materie di politica generale un governo possa pron1uovere lo sviluppo dell'industria nelle regioni aventi un'eccedenza di manodopera, esistono, dal punto di vista geografico, così notevoli squilibri fra la penuria e il reclutamento della manodopera da rendere necessaria e [88] Bibloteca Gino Bianco

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