Prendiamo, per cominciare, l'esempio della C.E.C.A. Quando fu lanciato il Piano Schuman, gli ambienti siderurgici italiani manifestarono vivissima preoccupazione, temendo che la nostra industria non fosse in condizione di reggere alla concorrenza della siderurgia tedesca e francese, che possono giovarsi della presenza i·n loco tanto del minerale di ferro che del carbone. Al tempo stesso, certi ambienti meridionalistici, influenzati dell'ideologia del libero-scambismo tradizionale, salutarono con entusiasmo il Piano Schuman come prima tappa verso l'unità economica europea, ma considerarono possibile ed economicamente utile che la nostra industria pesante potesse subire conseguenze negative, dal momento che questo si sarebbe risolto in una riduzione del prezzo dell'acciaio e quindi in un vantaggio dei consumatori in generale e delle industrie utilizzatrici dell'acciaio in particolare. In altri termini tanto i protezionisti qua~to i libero-scam-. bisti si mostrarono prigionieri dei termini della vecchia polemica, e scarsamente consapevoli della nuova situazione determinata dall'allargamento del mercato. Oggi, a distanza di oltre cinque anni dall'istituzione della C.E.C.A., la siderurgia italiana ha più che raddoppiato la sua produzione (essendo passata da meno di 3 milioni a circa 7 milioni di tonnellate di acciaio al1' anno) e sta progettando ulteriori ampliamenti dei suoi impianti per far fronte alle crescenti esigenze del mercato. Eppure oggi il mercato comune dell'acciaio è praticamente una realtà, cioè l'industria del nostro Paese regge perfettamente il confronto della concorrenza francese e tedesca. È vero che l'Europa ha attraversato una fase di alta congiuntura, ma è anche vero che, ' nonostante i pericoli di recessione che ci veng.ono segnalati con insistenza da oltre Aitlantico fin dallo scorso autunno, i managers della nostra siderurgia sono lungi dal prendere in considerazione misure restrittive della produzione; essi sono giunti cioè alla conclusione che non esiste alcuna ragione strutturale ed immutabile che impedisca all'Italia di costruirsi una siderurgia in grado di reggere la concorrenza renana e lorenese. Come la Unz·ted States Steel (la più grande compagnia siderurgica statunitense, che da sola produce circa 40 milioni di tonnellate di acciaio all'anno) ha trovato economicamente utile la costruzione dei nuovi impianti sul litorale atlantico per ·1a trasformazione del minerale di ferro venezuelano, così la nostra industria ha trovato vantaggioso lo sviluppo della siderurgia del litorale, che era del resto al centro del piano Sinigaglia, anche in Italia. In una [51] Bibloteca Gino Bianco
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