Nord e Sud - anno V - n. 42 - maggio 1958

un certo senso com,movente, romanticismo legittimistico, Còtne egli stesso lo definì, fissandone i limiti e dichiarandone l'essenza. Senonchè, con la inesora'bile caducità delle cose um.ane, il movimento, se movimento vi era, del partito :borbonico andò declinando all'inizio de] nuovo secolo. Cessavano via via le pub1 blicazioni, per mancanza di lettori, i giornaletti piuttosto sgrammaticati della stremata fazione. Morivano via via, per limiti di età, quelli che erano stati i <<fedelissimi>>,alla lor testa quel perfetto gentiluomo che fu il duca di Regina. Si rarefacevano via via i devoti pellegrinaggi al conte di Caserta, pallido pretendente in Cannes, e le cerimonie religiose per questo o per quell'anniversario. E contemporaneamente, nella prospera e pacifica nuova Italia, fino alla vigilia della prima guerra delle nazioni, si faceva sempre più sal,do, ap1 pariva sem·pre più inattac,cabile, diritto sacrosanto affermato dai fatti, il grande principio dell'.unità nazionale. Or ecco che da qualcl1e tem.po, t dopo decennii di oblivione, o quanto meno di disinteresse, il 1 ~orbonismo risorge a nuova vita·, ma senza la no .. biltà dei vecchi marescialli e dei duchi di Regina. Come mai? Noi ere~ diamo che cominciasse, ingenuamente, come un vezzo, un motto di spirito, una boutade, un paradosso lanciato in una conversazione di salotto, in una discussione fra amici. Borbonismo causale di chi sentiva trop-po greve il peso delle tasse, di chi era urtato dalla troppa li·bertà di stampa, di chi non p.oteva mandare in carcere il debitore insolvente: concordi tutti, quale che fosse il movente del loro richiamarsi al passato, nell'ignorare totalmente che cosa fosse stato il regime che mostravano di rimpiangere. Poi, come accade, il vezzo e la battuta divennero verità sacrosante in quei cervelli sprovveduti, e crear.ono il proselitis.mo in a·ltri cervelli, ancor meno provveduti. Là dove i vecchi ·borbonici, che eran vissuti sotto quella monarchia, non ignoravano, e a denti stretti ne convenivano, che non tutto era stato oro zecchino, e colp,e ed errori non potevano non imputarseli, i nuovi borbonizzanti erano, come so·no, profondamente persuasi essere Napoli, prima del nefa·sto '60, un 1 paradiso in terra, essere i Borboni tanti angioletti mandatici da Dio onnipotente, essere la vita per tutti un séguito di gioie, di piaceri e di scorpacciate. E fin qui nulla da obiettare, niente che ·possa allarmare. Si trattava, in sostanza, di quello scontento che in tutti i paesi del mondo serpeggia nella plebe (plebe di cervello, non di classe) quando un regime nuovo e ordinato [94] Bibloteca Gino Bianco

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