Prima di tracciare la biografia del Genovesi, e di esporne criticamente il pensiero filo.sofico ed economico, il Racioppi, in un largo sa·ggio intro--· duttivo, disegna magistralmente un panorama, quanto mai impressionante e istruttivo, delle condizioni del regno nel secolo XVIII. Leggerlo e rab-- brividire è tut_t'uno. Ed è, tutto, s_acrosantaverità. Indagini e studi p.osteriori hanno approfondito questo o quel punto, o storico o morale o economico: hanno accresciuto il numero dei fatti negativi e messo in luce q11alcuno, assai raro, positivo; hanno perfezionato, quando in meglio quando in peggio, il giudizio sulle persone singole e st1lle masse; ma il quadro tracciato dallo storico lucano rimane saldo nel suo insieme: scabro, cupo, ferrigno, e per ciò stesso affascinante ed emozionante. Ora, è a noi sembrato che questa parte del libro racioppiano possa assolvere, nell'ora presente, un compito che è un dovere preciso agli 11omi11i di 'buona volontà; e di retto sentire storico; la diff11sione, cioè di tutti gli elementi ed argomenti per la giusta conoscenza di ciò che fu il regime borbonico nel Naipoleta110. Gli storici di professione non hanno, naturalmente, dubbi in ·proposito; e se qualcuno fra essi, più per n1ostra di singolarità che per intima per ... suasione, tentò difese e cercò attenuanti, il gran giudice del tempo ha poi fatto giustizia delle sue tortuose revisioni, giustificazioni e riabilitazioni. Ma noi non intendiamo riferirci agli scrittori di storia, di politica e di economia, bensì a una considerev.ole massa di persone, il più di poche lettere e di scarsa cultura, che si sentono invasate da un furibondo spirito borbonizzante e ricostituiscono malamente ciò che fu il borbonis)mo, per tanti versi rispettabile, di dopo il '60. Quello aveva una doppia ragione. Sentimentale la prima, ed era dei nobiluomini che avevan servita devotamente, e anzi affettuosamente, la decaduta dinastia, e chi ricordava il sigaro '«napoletano» offertogli dal ·bonario Ferdinando II, e chi aveva baciata la bianca mano dell'aquiletta ibavara Maria Sofia, e chi aveva diviso l'esilio romano di Francesco II. Pratica l'altra, ed era di tutti i funzionari che il nuovo regime, un po' indiscriminatamente per vero, aveva rimossi dalle loro poltrone di giudici e di commissarii di P.S., o dai loro gradi nel non glorioso esercito, ad alcuni negando persino quel demisoi/de di cui avevano pur fruito i grognards del caduto Na,poleone. Un ·piccolo mondo pittoresco e agitato, quale balza fuori dai ,bellissimi saggi che il Croce ebbe a dedicargli nella mirabile raccolta di Uomini e cose della vecchia Italia. Vero, e in [93] Biblote-ca Gino Bianco
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