Nord e Sud - anno V - n. 42 - maggio 1958

durre, fuori dei demani, più che la propaganda, o insieme alla p ropaganda, altri contadini ad associarsi, a mettere insieme la propria terra e il proprio lavoro, così da migliorare quantitativamente e qualitativ amente la produzione e diminuire i costi, al fine di guarire il Sud dalla se conda delle sue piaghe: la polverizzazione della proprietà e la dispersione d ell'impresa coltivatrice. Ma, contro la cooperazione, oltre 1a diffidenza dell'economia liberista è da segnare una diffusa e talvolta giustificata diffidenza pol itica. Esistono nel Mezzogiorno, infatti, numerose cooperative nate nel d opoguerra che, ottenuti i terrer1i comt1nali, ìi hanno dissodati e riaffittati in quote ai ' soci', lucrando la differenza tra il canone versato al Comune e il fitto riscosso dai contadini; a beneficio, talora, di persone, partiti e as sociazioni politiche che con la terra hanno pocc>da spartire, se non le spese di prop1 a-- ganda. Nemme11.ou11a lira in investimenti, non un tentativ o di meccanizzazione, di miglioramento dei servizi, di assistenza tecni ca; ma solo la . delega a pagare male o 11011 pagare affatto il Comune. Siamo in presenza di una autentica· ' cooperazione di gabelloti ', che va smascherata r sradicata. La cooperazione deve essere un'insegna pulita e non un riparo di comodo per illeciti arricchimenti e oscuri .finanziamenti di partiti politici. Quella descritta è una forma spuria di cooperazione che getta discredi_to st1ll'istituto, lo rende inviso ai contadini e sospet to alle autorità. Viceversa, la cooperazione che armonizzi buona agricoltur a e larga par·- tecipazione di contadini, deve avere alto contenuto tecn ico e perfetta salute sul piano economico e Siociale.Con la direzione tecn ica e l'articola-- zione democratica, con gli aiuti dello Stato sotto forma di contributi e mutt1i di favore, con il credito agrario, una cooperativa può affermarsi. purchè non faccia salti nel buio e segua il principio tennesseeiano dei << partire da dove si è e fare un passo alla volta». Rimane da considerare quale via seguire perchè gli amn iinistratori dei Comuni montani partecipino attivamente all'opera di risanamento della montagna, agiscano nella direzio·ne giusta senza peg giorare le cose, promu,ovano il progresso senza subirlo, inseriscano le loro piccole e spérdute comunità nella vita della nazione. Si tratta spesso di artigiani e contadini animati di buona volontà, ma di nessuna comp etenza tecnica e ~iuridica. Quando non ignorano i problemi reali del Coll}une ç pou Bibloteca Gino Bianco

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