Nord e Sud - anno V - n. 42 - maggio 1958

« Sapienza di govérrio - dice 1'Ar1.as - avrebbe r1ch1esto che, resosi esatto ed immediato conto del male, si provvedesse alla istituzione di con~ sorzi tra i piccoli proprietari, se ne rendes,se possibile in qualche modo la vita, anzichè assistere inoperosi ·alla loro irrimediabil 1 e caduta e poi al loro esodo dalla patria. E invece l'aziione politica si svolse in senso, perfettamente contrario a quello che appariva necessario; da un lato non si fece nulla per coordinare, aggruppare, fondere queste piccole pro1 prietà e renderle adatte a vivere nelle nuove e più difficili ,condizioni, che vi stavano maturando; dall'altro (e fu massima insipienza) si volle che il numero di questi minimi proprietari straordinariamente e incautamente fosse aumentato con la libera quotizzazione dei demani comunali ». ( 27 ) È appena il caso di osservare che, alle cause naturali e di mercato dello impoverimento della montagna contadina, si sovrapponeva la politica fiscale dei governi del tempo, per cui, mentre si voleva .o si diceva di voler diffondere la piccola proprietà, se ne reprimeva ogni impulso con l'imposizione di tasse e gabelle. . Esaminando la composizione degli emigranti l'Arias dice, però, che « nelle zone montuose il primo e maggior contingente all'emigrazione non fu dato dai minuscoli proprietari coltivatori, nonostante le loro condizioni miserrime, che li costringevano a non essere esclusivamente coloni, ma a prestare insieme la loro opera come braccianti (con uno spreco di energie che va a tutto danno della produzione agricola); non da essi fu dato, ma dai braccianti e dai coloni fittuar1 e compartecipanti, e da quelli, i più, che che rivestivano l'una e l'altra di queste qualità» ( 28 ). Sono questi ul- ( 27 ) G. AR1As, 1. c., p. 288 ss. In proposito il VocHTING (1. c., p. 217 ss.) concorda nel dire che dinanzi all' emigrazione lo Stato italiano rimase indifferente. « Non si fece nulla per appoggiare gli sforzi dei piccoli proprietari, categoria che, più di ogni altra, dimostrava tenacia nell'aggrapparsi alla propria terra; con la ripartizione dei beni demaniali aumentò anzi notevolmente il numero di minuscole aziende non vitali. Si era impotenti di fronte al dilagare, in apparenza continuo, di una coltivazione granaria sfruttatrice, di un diboscamento sempre più distruttivo, di un sovraccarico ininterrotto dei pascoli montani, con cui una popolazione sempre crescente, in una lotta cieca per sbarcare la vita presente, esauriva in anticipo le basi della vita futura ». ( 28 ) G. i\Rv,sJ 1. c., p. 229. .i\nche il Vochting (l. c., p. 219 ss.) colloca la culla dell'emigrazione nelle povere zone di montagna ed accetta che, << fra i contadini che formavano la grande maggioranza, il gruppo più numeroso era quello [67] Bibloteca Gino Bianco

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