ambientale della città, la quale presenta un elevatissimo grado di caratterizzazione in tutti i suoi molteplici aspetti. Sono state probabilmente le esigenze polemiche a limitare il discorso ai soli valori figurativi, trascurando l'apporto determinante della presenza storica ed umana dell'ambiente; tuttavia, anche riguardando al solo aspetto edilizio del problema dell'ambientarnento, si resta assai dubbiosi di fronte al preteso « integrale ripristino della continuità formale della cosiddetta 'palazzata' di via Medina n, operato del resto con soluzioni figurative di dettaglio. In conclusione, non si può che esprimere un giudizio meditatamente negativo su questo autentico attentato all'organismo urbano di Napoli; e a farlo passare come uno dei meriti edilizi della ultima Amministrazione, non varranno certo la vantata possibilità di lavoro così offerta alle maestranze, o il preteso dignitoso livello del1' edilizia eseguita. Sono noti gli ultimi sviluppi della vicenda. La più qualificata e responsabile cultura napoletana, appellandosi giustamente a quanto è stato recentemente deciso per un analogo caso verificatosi a Torino, ha chiesto la esemplare demolizione dei metri costruiti abusivamente, oltre i settanta già discutibilmente concessi. La pubblicazione di un voto in questo senso da parte del Consiglio Superiore dei LL.PP., e l'avvenuta resa di pubblica ragione del parere del Soprintendente Barbacci (cfr. cc Il Mondo» del 18 marzo 1958) hanno posto nuovamente in àiscussione il giudizio dei competenti e dell'autorità in proposito e fanno prevedere ulteriori sviluppi di questa vicenda. Ma, anche indipendenten1ente dalla sua conclusione, sembra lecito ed anzi opportuno proporsi alcuni interrogativi. Deliberazioni come quella già presa nel citato caso di Torino, e come quella auspicata per il grattacielo napoletano della « Cattolica n, rimettono in discussione questioni di fondo in tema dì legislazic.,ne urbanistica. In effetti, non pare che possa accettarsi supinamente il persistere, anche nel settore legislativo, dello sfasamento denunciato. E ci pare in effetti che l'aspetto positivo della denuncia operata, più ancora che nella ventilata esemplare demolizione parziale del monstrumJ stia nell'azione moralizzatrice, nel campo delle licenze edilizie, di cui si avvertono i primi segni: giacchè appunto in questa direzione, le denuncia si colora di tempestività e assume quel carattere preventivo che solo può conferirle piena validità culturale. Indirettamente, viene così a riproporsi l'altro scottante problema della figura professionale dell'architetto e dell'urbanista. E' semplicistico l'atteggiamento di coloro che giustificano il proprio operato, opponendo alle critiche il fatto, magari vero, che « qualcuno » avrebbe pur sempre finito con l'accettare « quel tale incarico », e probabilmente per assolvere ad esso con minore competenza e capacità professionale ... Ma nemmeno è sostenibile la posizione di coloro eh-e pretendono dall'architetto un utopistico [37] Bibloteca Gino Bianco
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