Nord e Sud - anno V - n. 42 - maggio 1958

si può dire che svolgano addirittura una politica edilizia autonoma, tàpaée di orientare nel complesso tutto il settore: con le conseguenze a noi tutti note, inevitabilmente negative per l'interesse collettivo e vantaggiose solo per il privato. In questo clima, episodi di diversa n·a:tura - e conclusisi differentemente - hanno di volta in volta sollevato l'attenzione della stampa, degli uomini di cultura, dei cittadini anche abitualmente indifferenti: ne sono nate polemiche, si è discusso, si è fi,niti magari in gi·udizio 1 ; ma che da questi episodi che mettevano a nudo, oltre che un malcostume, deficienze strutturali e funzionali nell'ambito legislativo, burocratico, e anche culturale, che da questi cosi significativi indici di una situazione assai grave, si sia saputo trarre un coerente e concreto insegnamento - questo proprio non lo si saprebbe sostenere. E' chiaro che con ciò non si vuole assolutamente sminuire - tanto meno contestare - la 'funzione e l'utilità di denunce che spesso costano altrettanto coraggio che competenza: basti ricordare, per • tutti, l'esempio del processo tra la Società Generale Immobiliare di Roma e « L'Espresso )), e quelli, non meno gravi anche se talora di differente portata, relativi alla nostra città. E d'altra parte, a nostro giudizio, non sembra che in tali azioni possa esaurirsi ed appagarsi un'istanza di cultura che, proprio per essere tale, si pone come obbiettivo soprattutto il superamento dell'attuale impasse, del deteriore sfasamento, dell'intempestività che purtroppo contrassegnano quasi costantemente le nostre inizi~tive nel settore dell 'urbanistica. Tra i tanti episodi - di diverso rilievo - quello del grattacielo napoletano della « Cattolica )) ha avuto notevole risonanza, ben oltre il ristretto ambito cittadino. Non è difficile riassumere brevemente l'antefatto, e i termini della situazione. Come è noto, Napoli non ha un valido piano regolatore: quello del '39 infatti - approvato, ma mai divenuto operante, e comunque da tempo inadeguato agli sviluppi della situazione determinatisi anche in seguito agli eventi bellici - non è mai stato sostituito da alcun altro; ed anzi, recentemente, e cioè a pochi mesi dalla sua scadenza e dopo circa vent'anni, si è tenuto a sottolinearne la validità, agli effetti del rispetto delle norme in esso contenute. Posizione questa, d'altronde, almeno formalmente corretta, dato che il piano del '45 non è mai stato rinviato al Consiglio Superiore dei LL.PP. per la approvazicne delle modifiche dal Consiglio stesso proposte alla prima elaborazione. Vige invece - ma in linea puramente teorica - un Regolamento Edilizio, del 1935, il quale, già in contrasto con i dettati del piano del '39, è, naturalmente, quanto di più insufficiente - oltre che anacronistico - possa immaginarsi per disciplinare una situazione tanto complessa. Nella quale, peraltro, si è operato - e si continua ad operare - nel più assoluto dispregio delle norme di quel Regolamento; nè la indiscutibile inadeguatezza di quest'ultimo costituisce una ragione sufficiente a legittimare le costruzioni realizzate in diffoniiità. [33] Bibloteca Gino Bianco

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