Nord e Sud - anno V - n. 42 - maggio 1958

.,_ con mancanza di fantasia desolante, ci compiaceremmo del fatto che questi ex-comunisti dimostrano di essere avversari del partito comunista e trascureremmo il resto come accidentale. Ma a noi invece stanno a cuore gli stessi problemi che stann·o a cuo(fe agli amici di Passato e Presente e di Tempi Moderni) e pertant,o è la loro ipolemica co,ntro il partito comunista: che diventa ai nostri occhi accidentale, e sono invece le ragioni del loro atteggiamento attuale, lo sforzo che essi vengono compiendo che appare veramente importante e degno di essere discusso. E' logico ed umano che ognuno di noi si sforzi di accordare passato e presente nella sua biografia, si sforzi di gettare dei ponti tra due momenti di se stesso che paio110 in contraddizione: ma fatta la tara di quel che di deteriore romanticismo c'è sempre in un simile atteggiamento e fatto coincidere perfettamente il problema generale con quello biografico, si deve fare ancora attenzione a non avvolgere le nostre proprie maturazioni di un nembo di mitologia. Ora, fingere un comunismo buono contro un comunismo cattivo, un Lenin buono contro uno Stalin cattivo, un Gramsci buono contro un Togliatti cattivo, non ci porta molto lontano, anzi ci porta sulla strada sbagliata, ci fa restare vittime appunto di una mitologia. Che Gramsci fosse diverso da Togliatti appare evidente a chiunque abbia lette le Lettere dal carcere; ma è altrettanto evidente che quella famosa frattura nel 1926 non vi fu; ed è assolutamente ozioso chiedersi cosa avrebbe fatto Gramsci se fosse stato al posto di Togliatti (tanto più che per un momento vi fu e nessuna « lettera ai compagni russi n potrà farci cancellare quel moment~). Parimenti Lenin era diverso da Stalin: a questo ma~cava quell'ansia libertaria che v'era a volte neli primo e che veniva a lui dall'esperienza europea; e tuttavia Stalin fu veramente l'erede di Lenin (e vorremmo a questo punto se.gnalare agli amici di Tempi Moderni e di Passato e Presente tutta la letteratura inglese e americana su questi problemi, dai libri di Failnsod e di Mayer a quelli di Treadgold e di Schapiro, agli studi di Hammond e di Ulam, nei quali essi troverebbero non propaganda ma storia seria e documentata). Il coinuni~mo non è certo tutto uguale a se stesso, non è una realtà monolitica e compatta che dà luogo alla tirannide chimicamente pura, nè i suoi uomini sono tutti simili (la pianta uomo resiste anche al comunismo!); e tuttavia in esso v'è una certa logica che porta da Lenin a Stalin, da Gramsci a Togliatti, che muove da un assunzione iniziale, degna della più ferrea teologia della storia: il proletariato è la classe che suggella la storia e il partito comunista è l'autocoscienza di tale classe. Basta questa considerazione a fare intendere che la negazione deve essere più radicale, più in alto nel tempo, e che nascondersi dietro la rivendicazione del comunismo buono è tra l'altro un modo di evitare i problemi. A che serve mettersi a cercare a tutt'uomo la piccola rotellina che nel grande sistema non ha funzionato, se non a consentire a un Furto Diaz, [30] Bibloteca ·Gino Bianco

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