primi nomi che ci vengono in mente) non abbiano ancora realizzato fino a. che punto sulla loro testa non c'è più nessun tetto, ma il cielo aperto, non abbiano realizzato che l'atto per cui essi rompevano con un determinato partito politico era un atto che imponeva un ripensamento totale o, se s i preferisce, una presa di contatto immediata con le realtà, che prescindesse da ogni mitologia o ideologia. Essi sembrano, infatti, ancora troppo preoc - dupati di mettere le mani avanti, di coprirsi, di crearsi delle posizioni d i arroccamento dalle quali resistere a non si sa bene quali pressioni; ancora troppo irretiti in una tematica ed in una terminologia che è quella stess a di ieri. Chi scorre le pagine di Passato e Presente o di Tempi Moderni non può non restare sconcertato per le continue citazioni di Gramsci o di Marx , per il continuo parlare di classe operaia e di partiti della classe operaia e cosi via. E'· evidente che non si vuole qui lamentare che in tali riviste s i parli di Gramsci o di Marx, e non di ... Tocqueville: quello che si lamenta è il modo, il tono con cui si parla di Gramsci o di Marx; è l'atteggiamento mentale che il fatto sottintende. Noi comprendiamo benissimo che per uomini che hanno militato per molti anni della loro vita (e si tratta di anni decisivi nella storia del paese e nella biografia individuale) in un partito comunista, un passato assa i prossimo si prolunghi nel presente e ponga taluni problemi in modo vera - mente inquietante; noi comprendiamo che per questi uomini questioni come quella del 'centralismo democratico' o dei consigli di fabbrica possano ap - parire decisive; e comprendiamo finalmente, come siffatti problemi sembrino addirittura assicurare una saldatura tra ieri o avant'ieri e oggi nella coscienza di molti collaboratori delle1 due riviste. Ma c'è modo e modo dì porsi i problemi: e quello scelto da Tempi Moderni e ,da Passato e Presente ci pare ancora partecipare di una mentalità che a lungo andare si dimostrerà incapace di risolvere i ,problemi che ai loro redattori •stanno vera,mente a cuore, di una mentaliità che non tarderà a mostrarsi sterile. Non si può negare, in effetti, che anche se l'atteggiamento che le due riviste assumono rispetto al marxismo sovietizzante e al Partito comunista italiano è chiaro e a volte perfino perentorio, il motivo fondamentale che muove le due équipes è quello di una rivendicazione del comunismo genuino contro coloro che hanno tradito e imbalsamato ìl comunismo. Di qui la loro attenzione per quel che accade in Iugoslavia o in Polonia, di qui il loro struggimento per un ·partito nuovo delle masse operaie, di qui l'esaltazione di Gramsci come eroe di un'esperienza di comunismo nazionale esaltatore dei valori primigenii della libertà, che non si potè attuare per le note ragioni, e di qui finalmente la tendenza a segnare una frattura incolmabile nella storia del P.C.I. intorno al 1926, quando cioè il. Comintern avrebbe tagliato il sogno italiano. Se noi fossimo soltanto quei borghesi filistei che la iconografia comunista viene effigiando da un quindicennio [29] Bibloteca Gino Bianco '- '
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